Verso un "giro di
vite" contro la libertà della Rete
di Andrea Monti - 05.10.2000
L'indecente orgia mediatica sui "giri" di soggetti coinvolti nella
diffusione di materiale osceno, che ha sfruttato le vittime di crimini atroci
per volgari scopi di personalismi e di audience, ha fornito l'occasione ai
"soliti noti" per tornare ad invocare pene esemplari, torture e
linciaggi, che mettono chi li propone allo stesso livello di chi commette queste
azioni infami. Oltre a chiedere a gran voce maggiori controlli e censure, in
questo favoriti dalla viltà dei politici che si sbracciano davanti alle
telecamere giurando e spergiurando che faranno di tutto per individuare i
"varchi non presidiati" della rete, per non perdere una manciata di
voti.
Del clamore ipocrita suscitato da un problema - quello dei terribili abusi
nei confronti dei minori - tanto grave quanto trascurato (sono almeno trent'anni
che gli snuff movie girano per tutto il mondo senza che praticamente
nessuno se ne sia fatto carico) e delle conseguenze per tutta la collettività
si occupa l'articolo di Giancarlo Livraghi. Ma non
bisogna sottovalutare le reazioni del Parlamento e delle compagnie di
telecomunicazioni, che sull'onda della "caccia alle streghe" stanno
progettando un pesantissimo "giro di vite" contro l'esercizio dei
diritti civili e la libertà di pensiero, oltre a criminalizzare
irresponsabilmente una tecnologia - l'internet - che ci si ostina a
considerare come "strumento del diavolo".
E' recentissima la notizia secondo la quale qualche parlamentare ha proposto
di autorizzare le forze dell'ordine a creare e "bombardare" di virus
informatici i siti pedofili all'estero allo scopo di distruggerli.
Inserire una scriminante analoga all'uso legittimo delle armi nel codice
penale - perché di questo si tratta - per consentire alle forze dell'ordine
di compiere atti di sabotaggio a danno di provider stranieri (in molti casi non
responsabili per i contenuti veicolati dai loro server) è semplicemente un'idea
cretina oltre che giuridicamente inaccettabile e tecnicamente priva di senso.
Che legittimerebbe - nei fatti - una vera e propria "guerra santa"
di Stato, così giustificando azioni terroristiche a danno di altri paesi (amici
o alleati). Ma forse i concetti di "sovranità", di
"nazione" e di "inviolabilità dei confini" non rientrano
nel bagaglio di queste persone.
Non è estranea a questo approccio (attaccare sistemi e
reti per annichilire i "mostri") l'isterica campagna di Telefono
Arcobaleno, già stigmatizzata su queste pagine (vedi Hacker
contro pedofili: crociata o istigazione a delinquere?). Campagna nella quale
si dichiarava di reclutare sedicenti hacker (absit iniuria verbis) per
sconfiggere il Male. Stranamente, in questo caso nessuna Procura della
Repubblica ha mai pensato di aprire un procedimento penale per istigazione (e
associazione) a delinquere, o accesso abusivo a sistemi telematici a carico di
queste persone.
Nonostante tutto, riusciamo ancora a scandalizzarci - RAI NEWS24 del 4
ottobre 2000 - del fatto che in Cina il governo abbia (da tempo) varato un
programma di controllo su ampia scala sul modo in cui aziende e cittadini
utilizzano la rete, per scongiurare la diffusione di opinioni eterodosse.
Come dire, la censura è una brutta cosa, ma solo a casa altrui. |