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 Telecomunicazioni

Internet gratis: comunque vada, sarà un disastro per tutti
di Manlio Cammarata - 24.02.99

Prima novità. Sembra una buona notizia: abbonamenti all'intenet a costo zero. Per ora questa possibilità è offerta a chi si collega da Roma, da Milano o dalla Sardegna, tra qualche mese a tutti gli italiani. Lo ha promesso Tiscali, il nuovo operatore telefonico, che afferma di poter rientrare dei costi grazie a allo "storno" di una parte dei soldi che Telecom incassa grazie alla TUT dei collegamenti. Un particolare forse non trascurabile: il servizio avrebbe dovuto essere operativo dal 15 febbraio, ma di fatto non è ancora partito. Informazioni sul sito di Tiscali.

Seconda novità. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sta studiando come applicare la norma del "collegato" alla legge finanziaria che prevede "tariffe in ambito urbano e interurbano... in modo da agevolare la diffusione di Internet". Comunque vada (tariffa flat o rallentamento degli scatti), potrebbe essere un'altra buona notizia. "Potrebbe", perché l'esperienza ci insegna che non sempre le cosiddette agevolazioni si rivelano tali per tutti gli utenti.
Queste novità stimolano un paio di domande.

Prima domanda. Tiscali ha fatto bene i suoi conti? Chi conosce la struttura dei costi di un Internet provider solleva qualche dubbio. E' necessario installare le centrali di raccolta (se una linea è destinata a un modem non serve per le telefonate, e viceversa), occorrono una struttura commerciale e un help-desk per assicurare una buona qualità del servizio e via discorrendo. Ma se si passa a qualche forma di "no-tut" o a un sensibile ribasso della tariffa, anche i ricavi di Tiscali dovrebbero diminuire in proporzione. E allora, se i suoi conti sono giusti oggi, potrebbero non esserlo domani. E allora, quali sono le reali prospettive dell'internet gratis?

Seconda domanda. Che effetto avrà la mossa di Tiscali sul mercato degli accessi all'internet? Non buono, senza dubbio, in primo luogo per i provider attuali. Come minimo perderanno un bel po' di abbonati, almeno all'inizio, non potranno migliorare la qualità del servizio (già oggi, in molti casi, poco soddisfacente), alcuni potrebbero chiudere. Si dirà: è la legge del mercato. Ma siamo sicuri che il mercato - cioè gli utenti - si avvantaggerà di questi cambiamenti? In un primo momento si può pensare che la mossa dell'operatore sardo possa "agevolare la diffusione di Internet" più degli sconti sulla connessione, e che il numero degli italiani on line possa aumentare più rapidamente. Invece è probabile che la realtà sarà diversa: un buon numero degli abbonati attuali potrebbe emigrare verso il servizio gratuito. Ma poi? Se Tiscali dopo un po' scopre che i conti non tornano, finisce come è finita Video on Line? Non dobbiamo dimenticare che l'operazione di VOL, a conti fatti, è stata disastrosa per il mercato. Prima ha fermato per almeno un anno lo sviluppo degli altri operatori, anche per quanto riguarda la qualità del servizio, perché si sono fermati gli investimenti. Poi ha determinato l'esplosione delle connessioni offerte da Telecom Italia, con le alterazioni del mercato sulle quali indaga l'Autorità antitrust.

A ben vedere le domande sono più di due e il lettore si aspetterà qualche risposta. Purtroppo non mi sembra che, allo stato dei fatti, si possano dare risposte attendibili. Il mondo delle telecomunicazioni continua a svilupparsi secondo linee imprevedibili, gli scenari mutano con rapidità impressionante. Quello che oggi sembra impossibile, domani potrebbe essere normale, mentre le previsioni per il futuro anche prossimo possono essere smentite da un momento all'altro.
Tuttavia si possono fare alcune considerazioni.

Prima considerazione. Se la "promessa" di Tiscali sarà realizzata e avrà successo, nulla impedirà che gli altri operatori di telecomunicazioni (Infostrada, Wind, Albacom, la stessa Telecom Italia...) seguano l'esempio. Connessioni a Internet gratis per tutti, con tanti saluti per i fornitori che hanno investito miliardi per mettere in piedi una struttura di accesso, tutto sommato non disprezzabile. E, va ricordato, tra il totale disinteresse (quando non contro l'ostilità) della classe politica e dell'amministrazione. Alcuni cambieranno mestiere, altri saranno assorbiti dagli operatori di telecomunicazioni.

Seconda considerazione. Lo scenario appena delineato avrà anche un effetto positivo. Immaginiamo che Tiscali raccolga in poco tempo un milione di abbonati". Considerando le attuali forze sul mercato, Infostrada e Wind potrebbero raccoglierne un paio a testa e Telecom Italia almeno tre. Non sembrino cifre esagerate: molti si abboneranno con tutti e faranno abbonare nonni, zii, parenti e affini fino al settimo grado. Senza considerare che una quantità di cittadini potranno trovarsi abbonati senza saperlo (basta inviare un nome e un codice fiscale). Risultato: otto milioni di baionette, pardon, otto milioni di abbonati che porteranno l'Italia al primo posto nel mondo come rapporto tra popolazione e numero di utenti dell'internet.

Terza considerazione. Non possiamo trascurare l'ipotesi che l'iniziativa di Tiscali si risolva in un clamoroso fiasco. Il vero disastro non sarà per l'operatore, ma per tutto il mercato degli accessi. Ai fornitori attuali servirà un tempo abbastanza lungo per riprendersi dalla diminuzione degli abbonati e dall'inevitabile arresto degli investimenti - con conseguenze, ricordiamolo sempre, sulla qualità del servizio - e il "pacchetto degli ex "abbonati a sbafo" vagherebbe sul mercato a disposizione dell'impresa più forte...

Quarta considerazione. Visto questo scenario, sarebbe opportuno fermare Tiscali. E' possibile farlo? Trattandosi di un'impresa che non riveste una posizione dominante, non si possono vietare i "sussidi incrociati" e i "prezzi predatori", come nel caso di Telecom Italia. Resta da vedere se è applicabile il principio comunitario che le tariffe devono essere orientate ai costi e se su questo punto può intervenire l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, alla quale l'articolo 22 del DPR 318/97 attribuisce la disciplina delle condizioni economiche dei servizi.

Quinta e ultima considerazione. Con tutta la prudenza che richiedono le previsioni in questo campo, si può anche ipotizzare che tutto si risolva in una bolla di sapone e che l'accesso gratuito all'internet resti un miraggio. Forse non è un caso se, dopo aver annunciato l'iniziativa ai quattro venti, Tiscali non ha fatto la pubblicità che sarebbe stato logico aspettarsi e se non ha dato avvio alla raccolta degli abbonamenti alla data prevista. Ripeto, se alle condizioni attuali l'operazione appare economicamente in bilico, con l'ormai inevitabile discesa delle tariffe di accesso il "botto" è facilmente prevedibile.

E, visto che abbiamo parlato ancora una volta delle tariffe di accesso, è opportuno ribadire ancora una volta due punti essenziali:

1. I prezzi della connessione (tra utente e provider) e dell'interconnessione (tra provider e rete pubblica) devono scendere in misura sensibile, da una parte per allargare l'utenza dell'internet, ancora troppo poco sviluppata, dall'altra per mettere i provider in condizioni di offrire un servizio migliore. E devono scendere (e molto) i contributi che i provider devono sborsare (si veda "103/95: la storia continua, aspettando le autorizzazioni generali).

2. I prezzi devono essere uguali per tutti. Se l'accesso all'internet è un servizio importante per la collettività, non è ammissibile che gli utenti che risiedono in zone a bassa densità di popolazione debbano pagare cifre molto più alte di quelli che si collegano dalle grandi città, per avere la stessa qualità del servizio, o siano costretti a rivolgersi al fornitore dominante.
Ma devono essere uguali le condizioni anche per i provider. Oggi quelli che mettono in piedi una propria rete di POP sono tenuti a sborsare decine o centinaia di milioni di contributi, mentre quelli che offrono l'accesso attraverso i punti di raccolta degli operatori di telecomunicazioni non pagano nulla.

Conclusione. Lo scenario dello sviluppo dell'internet in Italia è sempre più confuso. Di fatto, dopo anni di discussioni, non si vedono ancora spiragli di luce.