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InterLex - RIVISTA DI DIRITTO TECNOLOLOGIA INFORMAZIONE

 

Intelligenza artificiale: pubblicità ingannevole o fake news?

Varie ed eventuali - Manlio Cammarata - 31 gennaio 2018

"AI, Artificial Intellegence" è la formula magica che segna la comunicazione del nostro tempo. Ma si tratta di vera "intelligenza"? Per capirlo dovremmo sapere che cosa è l'intelligenza degli uomini. Ma non lo sappiamo...

Mi capita sotto gli occhi per caso: "Come diventare interpreti di film porno con l’intelligenza artificiale". La manualistica, si sa, è un genere che non conosce crisi. Ma questo non è un manuale, è un titolo di un quotidiano serio come la Stampa, pubblicato il 25 gennaio scorso. Leggo e scopro che l'AI non c'entra. Si tratta di un articolo, scritto col tono allarmistico che accompagna questo genere di notizie, in cui si cita il machine learning cioè l'apprendimento autonomo di una macchina, che dell'AI è solo un pezzo.

Ma tant'è. L'intelligenza artificiale è ormai un must senza il quale un prodotto non si vende, con risultati a volte curiosi. La pubblicità dei telefonini, per esempio: l'ultima generazione, dice la pubblicità, è dotata di intelligenza artificiale. Prima erano soltanto "furbi" (smart)...

Invece l'aspirapolvere era uno stupido attrezzo. Adesso è un robot intelligente, così intelligente da inviare al suo fabbricante anche la pianta della nostra casa, da condividere con Google e forse con altri trafficanti di Big Data, per rendere sempre più dettagliato il nostro "profilo".

Ma che cos'è realmente l'intelligenza artificiale, detta anche AI (Artificial Intelligence)? La prima risposta è: un tormentone. Cioè, come spiega il Vocabolario Treccani,

"Preoccupazione, fastidio, rovello che costituisce un continuo tormento; in partic., nel linguaggio teatrale, battuta ripetuta in modo ossessivo, spec. con effetto comico. In partic., nel linguaggio giornalistico, tema, argomento polemico riferito sempre allo stesso soggetto, spesso sintetizzato in una frase o in un’immagine efficace e incisiva, che viene continuamente riproposto in modo martellante in articoli di giornale, vignette satiriche, programmi radiofonici e televisivi. Anche, ripetizione ossessiva di una notizia: il t. dell’estate".

La seconda risposta è: boh, l'intelligenza artificiale non esiste.
Come, chiederà qualcuno, allora che cosa ci vendono?
Ci vendono dei sistemi informatici che possono elaborare a grande velocità grandi quantità di dati. Punto.
Il fatto è che non  siamo tanto intelligenti da capire che cos'è l'intelligenza. Neanche quelle persone intelligentissime che sono gli scienziati hanno le idee chiare sull'intelligenza.

Hanno capito molte cose della nostra mente: neuroni, sinapsi, reti neurali... Ma perché il nostro cervello ci faccia compiere certe azioni o ci faccia balenare certe idee è ancora un mistero. Perché la nostra mente non funziona come un sistema in cui tutte le parti agiscono secondo un disegno predefinito, come un computer.

Le decisioni umane non sono il risultato di una logica chiara, come "se A è uguale a B e C è uguale a B, allora A è uguale a C". No, in molti casi la nostra mente rifiuta di riconoscere che A è uguale a C; a volte siamo convinti che A sua uguale a D, che invece è tutt'altro.
Dipende da qualcosa che che è nella nostra testa, ma non sappiamo che cosa è. Possiamo anche chiamarlo "inconscio", ma forse è qualcosa di più o di diverso da quello scoperto tempo fa dal professor Sigmund Freud. Di sicuro nelle macchine non c'è.

E' questo "qualcosa" che distingue il cervello di un Premio Nobel da quello di un cretino e costituisce la vera "intelligenza" di una persona. Ma gli scienziati non sono ancora riusciti a capire esattamente di che si tratti. Non trovano la differenza tra il genio e lo stupido.
Così le macchine possono riprodurre solo la parte meccanica, logica, – stupida – del funzionamento del cervello. L'intelligenza resta ancora fuori, e forse lo sarà ancora per molto tempo.

E' vero che ci sono macchine di enorme potenza logica, che possono elaborare quantità pazzesche di dati, secondo le istruzioni che l'uomo ci ha messo dentro. E che possono anche raccogliere da sole le informazioni e trarne delle conseguenze, ma sempre sulla base di istruzioni ricevute da un'intelligenza esterna, quella dell'uomo.

Si dice che i Big Data, elaborati dalla AI, servano anche per prevedere i nostri futuri comportamenti. Chissà se un giorno potremo confrontare, a posteriori, le previsioni delle macchine con le cose che abbiamo fatto per davvero. Credo che potremmo farci due risate, come quando leggiamo l'oroscopo del giorno prima.

E' vero anche che i Big Data sono utili, anzi indispensabili, per la ricerca scientifica e per il progresso in tutti i campi, in particolare per la medicina, la conoscenza della società, la produzione del cibo e tante altre utili innovazioni.
Ma l'intelligenza è un'altra cosa.

Riflettiamo sul fatto, evidente, che tutte le applicazioni della cosiddetta intelligenza artificiale che ci vengono proposte riguardano cose che può fare qualsiasi imbecille. Come controllare se nel frigo ci sono le uova o accendere il riscaldamento a una certa ora. Imbecillità artificiale.

Alla fine della storia, di fronte al tormentone dell'AI, ci sono due possibilità: o si tratta di pubblicità ingannevole, da segnalare all'Autorità antitrust, oppure sono semplicemente panzane, bufale: fake news.
E allora, secondo un'intelligente iniziativa del nostro intelligentissimo Governo, non resta che chiamare la Polizia.

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