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InterLex - RIVISTA DI DIRITTO TECNOLOLOGIA INFORMAZIONE

 

Il problema dell'internet è la cultura del Web

Varie ed eventuali - Enrico Maccarone* - 23 gennaio 2017
La "radicalizzazione" islamista avviene soprattutto nelle carceri e sul web. Parola del Presidente del Consiglio. Certamente in questo caso la Rete ha un ruolo non marginale, ma troppo spesso è un pretesto per invocare controlli e censure.

Rimango colpito dal vedere con quale convinzione e da quale autorevoli pulpiti si parla in questi giorni, e con una sorta di crescendo rossiniano, della necessità di moderare l’Internet per porre un freno alla bufale, agli sviamenti, alle menzogne che attraverso il web vengono sempre più propinate ai “naviganti”.

Ne ha parlato il Presidente della Repubblica nel suo discorso di Capodanno 2017, e prima di lui il Presidente del consiglio dei ministri, la Presidente della camera, il presidente dell’Antitrust, e tanti altri ancora.

Bei propositi, belle parole, lodevoli intenzioni, e così via, ma... inevitabilmente “aria fritta”.
Quante volte leggiamo nei “social” o anche (raramente) su più o meno autorevoli testate giornalistiche di avvisi diffusi dalla Polizia postale o dalla Guardia di finanza che ci mettono in guardia dal fare o consentire qualcosa: “non aprite la pagina web TalDeTali”, oppure “negate il vostro consenso alla pubblicazione di dati o immagini personali”, e altro ancora.

Spesso sono avvisi fasulli, ideati per creare confusione o, peggio ancora, per far leggere o diffondere il nome del loro autore come se fosse un “guru”, unico depositario di verità assolute e punto di riferimento ineludibile.

La rete è stracolma di dati fasulli, questo è innegabile, ma così come è facile recuperarli è altrettanto facile rendersi conto che si tratta sempre di bufale più o meno colossali.
L’universalità del web impedisce qualsiasi forma di controllo sui suoi contenuti, ed è impossibile verificarli sistematicamente e quindi ipotizzare e mettere in atto opportune o comunque qualificate forme di censura o di conferma.

Il web è per sua natura anarchico, non esistono regole che non siano facilmente eludibili, e nello stesso tempo rappresenta il massimo della democraticità: chiunque può scrivere di tutto, vero o falso che sia.

Sono proprio curioso di sapere quali addebiti possano muoversi ad un gestore estero (solo, per esempio, un coreano o un ucraino) richiamando l’applicazione di norme italiane, o francesi e così via. Ne verrebbero fuori allegre storielle fantagiuridiche e in numero ben maggiore di tutte le barzellette esistenti sugli argomenti più disparati.

E con quale competenza, tranne poche eccezioni, chi vuol governare l’internet intende affrontare il problema? E' risaputo che non esiste politico o dirigente che non affidi la gestione delle proprie pagine “social” o del proprio sito web a collaboratori esterni: personalmente ne conosco solo un paio, ma di tali personaggi ce ne sono molti.

La soluzione non è, a mio parere, nella introduzione di forme di controllo, o di impensabili responsabilità a carico dei gestori (responsabili solo di fornire connettività, hosting e quant'altro tecnicamente necessario), ma nella necessità urgente e indifferibile di far conoscere il web e l’intrinseca sua sregolatezza a tutti quei governanti che continuano a vivere nel cloud della propria “non adeguata conoscenza”, ostinandosi a non mettere i piedi per terra ed affrontare la realtà delle proprie colpe.

Proprie colpe: in realtà una sola, quella di non aver valutato per tempo il problema e di non avere mai mosso un dito per formare i “naviganti”.
E proprio qui è la soluzione, certamente tardiva, ma pur sempre “soluzione”: formare i naviganti.
Così come non si affida una imbarcazione al primo arrivato, del pari non può consentirsi l’uso del web a chi non ne conosce i pericoli o non è stato quantomeno avvisato degli stessi.

E’ questo uno dei compiti primari da assegnare alla scuola, sin dalle elementari, anche se prima ancora occorre formare i docenti e gli istruttori (il che può costituire un limite).
Chiunque deve potere accedere alla rete, conoscendone le peculiarità ed i pericoli, valutarne con cultura e intelligenza i contenuti, esprimere le proprie opinioni (giuste o sbagliate che siano).

Fino a quando non si affronterà il vero problema dell’internet, e cioè la “cultura del web”, potranno farsi ipotesi, riunioni, seminari, tavoli più o meno qualificati, teorizzare norme e sanzioni... Tutto inutile, causa di dispendio di denaro ed energie.
Chissà se la nostra società è pronta.

* Notaio in Palermo e docente di diritto dell'informatica.

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