Il sysop deve identificare i suoi abbonati attraverso un documento?
Quali sono le sue responsabilità per un post diffamatorio o per un software
pirata caricato da un abbonato? Ci ponevamo questi interrogativi
nei primi anni '90 del secolo scorso, quando il World Wide Web non c'era e
l'internet era confinata e conosciuta solo nelle facoltà scientifiche delle
università.
C'erano solo i BBS, Bulletin Board System, piccole reti messe in piedi
a proprie spese da pochi entusiasti della telematica. MC-link era uno dei BBS
italiani più importanti e il suo animatore Paolo Nuti installava i modem in uno sgabuzzino (oggi
Paolo Nuti è presidente di MC-link SpA, quotata alla
Borsa di Milano).
Nel 1993 MC-link fu tra i primi BBS italiani a offrire ai suoi abbonati
l'accesso all'internet, mentre si incominciava a parlare di Word Wide Web e di
browser grafici. Ed erano sempre più pressanti gli interrogativi sugli aspetti
legali di un'attività del tutto nuova.
All'inizio del 1995 il web in Italia incominciava a uscire da un'involontaria
clandestinità e si organizzavano i primi convegni. Per questo, il 5 gennaio di
quell'anno, Paolo Nuti ed io eravamo su un treno che andava da Roma a Milano,
parlando (come facevamo da tre o quattro anni) dei soliti problemi. Uno dei
quali si prospettava sempre più critico: la vulnerabilità dei sistemi e la
sicurezza dei dati e delle applicazioni.
Spuntò un'idea: organizziamo un incontro tra i (pochi) giuristi che si
occupano di tecnologie e cerchiamo di tracciare un quadro della normativa
esistente e di quella che che si dovrebbe scrivere.
Nacque così il Forum multimediale La società
dell'informazione. La prima
sessione si tenne a Roma alla Luiss il 28 giugno 1995, con il titolo Comportamenti e norme della società vulnerabile.
La grande novità era la discussione sul web
che aveva preceduto il convegno, con decine di interventi qualificati in poco
più di un mese (alcuni pervenuti via fax...).
Il successo superò ogni aspettativa. Dopo il secondo forum, nel 1996, prese
forma l'idea di trasformare la discussione in una rivista telematica. E nacque
InterLex, con il numero 1 pubblicato in voluta coincidenza con l'entrata in
vigore della prima legge italiana sulla protezione dei dati personali.
InterLex è stata per molti anni un punto di riferimento indispensabile per
gli studiosi di diritto delle tecnologie e di informatica giuridica, oltre che
per gli operatori del settore. Nel 2001, con oltre millecinquecento pagine on
line, si contavano più di mezzo milione di pagine scaricate ogni mese.
La fase discendente del ciclo incominciò tra il 2005 e il 2006, per diversi
motivi: la dispersione dei collaboratori, la mancanza di una base economica,
i miei impegni professionali, che mi lasciavano poco spazio per occuparmi della
rivista.
Così dal 2006 diedi vita al "supplemento" di InterLex Manlio
Cammarata reporter, mentre le uscite della rivista si diradavano.
InterLex e MCreporter andarono avanti in versioni "miste" fino al
2013, quando decisi di dedicarmi solo al secondo "supplemento", Tabulas ebook e dintorni.
Ma l'dea di riprendere la pubblicazione di InterLex spuntava sempre. Era
incoraggiata da molti ex-lettori e collaboratori e stimolata dalla mancanza di un
punto di riferimento "non allineato" nelle discussioni su argomenti
sempre attuali. Fino al giorno in cui mi è capitato di dare un'occhiata alle
statistiche degli accessi: nel 2016 una media di oltre 30.000 "utenti
unici" al mese, con oltre 60.000 pagine viste. Per l'archivio di un sito fermo da cinque
anni!
Due mesi di lavoro per pulire e riordinare le quasi quattromila pagine
pubblicate dal 1995. E InterLex è di nuovo qui.
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