Ci sono 17.000 "app" di Google – diciassettemila! – che
raccolgono i nostri dati personali anche quando abbiamo negato il consenso. E'
il risultato di una ricerca dell'International Computer Science Institute,
pubblicata nel febbraio del 2019 e passata nell'indifferenza delle Autorità che
hanno il compito di tutelare la nostra vita privata.
Ci sono norme europee e nazionali che dovrebbero regolare ogni dettaglio di
ogni trattamento di dati personali. Una normativa "oceanica", più di
centodiecimila parole, senza considerare la valanga di provvedimenti emanati dal
Garante in più di vent'anni.
Questa massa di parole impone infiniti adempimenti formali, a volte senza
senso. Tanto per fare un esempio: tra le informazioni che il titolare di un
trattamento deve rendere all'interessato c'è la "base giuridica" del
trattamento stesso.
Base giuridica? Che vuol dire? Per chi ha qualche competenza in materia
di diritto il significato è chiaro. Ma per l'interessato qualunque, il quisque
de populo dei giuristi latini, l'espressione fa l'effetto del latinorum che Don
Abbondio rovesciava sul malcapitato Renzo Travaglino.
Questo è solo uno dei punti
intorno ai quali ruotano i nove capitoli di questo libro. Si passano in rassegna
le varie categorie di "spioni" che controllano la nostra vita privata:
dalle "app" dei dispositivi mobili ai browser che registrano i dati delle ricerche
e della navigazione sul web,
dall'aspirapolvere che
rileva e trasmette la pianta della nostra casa agli "assistenti domestici", che
registrano ogni conversazione alla portata del loro orecchio
tecnologico. Tutte queste informazioni concorrono a costruire il
"profilo" di ognuno di noi. Migliaia di dati su ogni singola persona,
miliardi e miliardi di dati (i
famosi Big Data, trattati dalla cosiddetta Intelligenza Artificale),usati per
influenzare le nostre decisioni, limitando la libertà di conoscere e di scegliere.
Motivi di riflessione per tutti quelli che alzano le spalle e
dicono «Tanto non ho niente da nascondere». Ma non sanno quali
conseguenze può avere la disseminazione dei loro dati. Come difendersi? Non
è facile, ma qualcosa possiamo fare, come spiega l'ultima parte del libro. Che
si chiude con un semplice "decalogo", semplici precauzioni necessarie
per proteggere almeno i nostri dati più critici. Almeno quelli che riguardano i
nostri soldi, sempre a rischio quando li maneggiamo col Furbofono o con altri
dispositivi non sicuri, perché così vogliono i padroni globali delle
tecnologie.
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