Tre fatti, per la materia che ci riguarda, segnano l'inizio di quest'anno.
Il primo è il decreto-legge della vigilia di Natale, che in una prima versione
uscita ufficiosamente dal Palazzo il 23 dicembre infliggeva colpi durissimi al diritto alla
riservatezza dei cittadini. Il Corriere della sera pubblicava dichiarazioni del
PM Saviotti, soddisfatto per la conservazione per cinque anni anche dei testi
delle e-mail...
Insorgevano ALCEI, gli
internet provider e lo stesso
Garante per la protezione dei dati personali. Il testo approvato il 24 dicembre è più accettabile, anche se presenta difficoltà
applicative (vedi Dati del traffico:
chi-conserva-cosa di Andrea Monti) e potrebbe subire modifiche nella
discussione parlamentare per la conversione in legge.
Tornano alla mente le considerazioni fatte dopo l'11 settembre 2001(Ora è a rischio la libertà
della Rete): con la giustificazione della lotta al terrorismo la libertà
dei cittadini sarà sempre più limitata. Recentissime notizie confermano
quelle facili previsioni, come la conferma dell'esistenza di centri di
intercettazione delle comunicazioni su scala planetaria o il prelievo dei dati
biometrici di chi entra negli Stati Uniti da un grande numero di Paesi.
Ma la privacy non è costantemente violata solo in funzione della sicurezza: i
produttori di e-content cercano di frugare (e in moltissimi casi ci
riescono) nei PC degli utenti alla caccia di contenuti cosiddetti
"illegali", quelli di beni di largo consumo si ingegnano a pedinare i
consumatori con le etichette "intelligenti"...
Il secondo fatto significativo è del 2 gennaio: la banale rottura di un tubo
dell'impianto di raffreddamento di un'importante centrale telefonica provoca un
black out dei cellulari e di grandi sistemi informatici in diverse zone della
Penisola. L'ennesimo esempio della vulnerabilità delle infrastrutture
essenziali della società in cui viviamo.
Intanto - e questo è il terzo fatto - la Rai celebra i sui cinquant'anni e
fa rullare i tamburi per l'avvento della televisione digitale terrestre. Poco
importa che gli esperti dicano che la vera diffusione di questo sistema si avrà
(forse) tra diversi anni e che la stessa presidente Annunziata tiri le orecchie ai
top manager dell'azienda, ricordando che "è illusorio pensare che con il
digitale terrestre possa nascere nel breve periodo una nuova offerta di
contenuti".
La campagna pubblicitaria non si arresta, un futuro più o meno lontano viene
presentato come una realtà attuale, si sottolinea che tra le meraviglie del
digitale terrestre ci sarà la tanto sospirata "interattività".
Sospirata da quando? Sfoglio l'archivio dei miei articoli e trovo un pezzo
significativo: un'intervista del 13 gennaio
1994 a Jim Clark, fondatore e allora chairman di Silicon Graphics. La
società californiana, all'avanguardia nel visual computing, aveva
avviato un esperimento di TV interattiva a Orlando, in Florida, insieme a Time
Warner
L'argomento dell'intervista era appunto la TV digitale e interattiva, a quel
tempo possibile sono via cavo. Ma Clark
divagava e spesso e parlava di una cosa che sembrava interessarlo
molto: "the Internet". Già da qualche anno smanettavo con il modem e
usavo regolarmente la posta elettronica, sull'internet di allora avevo fatto
qualche faticosa escursione (quanti dei miei lettori ricordano il Gopher?).
Avevo anche letto qualcosa sul world wide web e sull'interfaccia grafica "Mosaic".
Ma l'argomento mi sembrava fuori tema e dall'intervista tagliai quei passaggi.
Due settimane dopo, quando l'articolo arrivò in edicola, Clark non era più chairman
di Silicon Graphics: si apprestava a fondare la Mosaic Communications
insieme a Marc Andreessen, l'inventore del primo web browser grafico. E a lanciare Netscape!
Certamente Clark aveva studiato con attenzione il documento che Clinton e
Gore avevano pubblicato un anno prima, "Technology for America's
Economic Growth, A New Direction To Build Economic Strenght" (22
febbraio 1993): la prima visione delle "autostrade dell'informazione",
in chiave esclusivamente americana.
Sempre nel 1994 in Europa era stato presentato il "Rapporto Bangemann",
scritto da una commissione di alto livello, istituita dal Consiglio europeo con l'incarico di preparare un rapporto "sulle misure specifiche
che la Comunità e gli Stati membri dovranno prendere in considerazione in
relazione alle infrastrutture dell'informazione". Il Rapporto Bangemann fu
presentato il 24 giugno 1994 e fu alla base della conferenza ministeriale del G7
sulla società dell'informazione, che si aprì a Bruxelles il 25 febbraio 1995.
Intervenne Al Gore in persona, con una memorabile relazione in cui il progetto
delle "autostrade" americane diventava un progetto per il mondo
intero.
Dunque non è del tutto arbitrario assegnare al 1994 il significato di
"anno I" della società dell'informazione. A Netscape va il merito di
avere aperto per milioni di persone le rotte del world wide web; al Rapporto
Bangemann quello di avere indicato all'Europa le linee dello sviluppo che, bene o
male, sta percorrendo. E se gli anniversari servono anche a riflettere su come
si realizzano le aspettative del passato, allora può essere utile
considerare sotto questa luce gli avvenimenti di oggi, dalle questioni
che riguardano la privacy ai black-out delle tecnologie, per finire con
l'annuncio italiano della TV interattiva.
Già, la TV interattiva. Jim Clark se n'era già stancato dieci anni fa: "The
slope of growth of the television industry is zero. It's even negative.
Television doesn't change", si legge in un'intervista dell'aprile del
'94, ancora visibile su Wired.
Il "visionario" Clark aveva previsto nel web il futuro della società dell'informazione.
Post-scriptum. Nel febbraio del '95, pochi giorni prima della
conferenza del G7 sulla società dell'informazione, in Italia era nata l'idea di
organizzare un convegno multimediale su alcuni problemi giuridici legati alla
diffusione delle tecnologie. Con Paolo Nuti (oggi presidente di MC-link SpA)
avevamo trovato un titolo che suonava bene: Comportamenti
e norme nella società vulnerabile. E che poi è diventato InterLex.
Chi avesse voglia di sfogliare quelle vecchie pagine, troverebbe molti temi
allora "futuribili" e oggi di grande attualità su questo, che è il "primo" sito del web italiano sugli aspetti giuridici
della società dell'informazione. Nonostante venga ripetutamente annunciata la
nascita dell'ennesimo "primo" sito italiano sulla materia...
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