Larga banda e digital divide
di Paolo Eugenio Cresci* - 18.03.02
I piani di e-government accentueranno il divario tra le zone ricche e quelle
meno sviluppate del Paese? La questione del divario digitale, come è stato già
scritto su questa rivista, è posta anche dal primo rapporto sulla larga banda.
Ora, nei recenti provvedimenti varati dal Ministro per l'Innovazione e le
tecnologie, contenuti nel rapporto aggiornato a fine febbraio, almeno da quanto
emerge dalla lettura dei documenti presenti sul sito, sembrerebbe che si vada
oltre la semplice disponibilità delle infrastrutture di trasporto e che si
punti invece a favorire la nascita di un "ambiente" favorevole
allo sviluppo di applicazioni e servizi. Quest'approccio per lo sviluppo del
mercato ICT è decisamente più "pensato" rispetto al famoso piano
Socrate, avviato nei primi anni '90 e definitivamente archiviato nel 1998.
Nei recenti provvedimenti infatti il problema della diffusione della larga
banda viene calato in contesti in continua evoluzione temporale, in cui vengono
poste sullo stesso piano le problematiche di infrastruttura e di contenuti, di
servizi e di applicazioni. Per larga banda non viene più intesa solo la posa di
cavi in fibra ottica, ma si fa riferimento ad un ambiente che consenta non solo
l'utilizzo delle tecnologie digitali ai massimi livelli di interattività,
utilizzando varie modalità di connessione sia via etere (satellite, radio, UMTS,
ecc.) sia su rete fissa (fibra ottica, ADSL, ecc.), ma sopratutto di stimolare
la diffusione di nuovi servizi.
Inoltre le direttrici di intervento per lo sviluppo di infrastrutture e
tecnologie puntano a utilizzare i fondi strutturali per il finanziamento dei
progetti regionali di realizzazione di infrastrutture locali di accesso e di
collegamenti di trasporto a larga banda nelle aree in cui l'investimento non
riveste alcun interesse per il settore privato. Un apporto importante verso la
realizzazione della rete in larga banda in funzione del sistema-paese è stato
dato senza dubbio dalla decisione del CIPE che ha inserito a suo tempo, anche
per impulso del Ministero delle comunicazioni, gli investimenti per la larga
banda nella cosiddetta "legge obiettivo".
Così anche tra gli obiettivi principali del primo
avviso per l'e-government c'è quello di selezionare progetti
relativi alla realizzazione o potenziamento dei servizi di trasporto delle reti
della pubblica amministrazione a livello territoriale e loro interconnessione
con la rete nazionale.
D'altro canto questo stesso "avviso", individuando la multicanalità
e l'uso della carta d'identità elettronica per il raggiungimento degli
obiettivi sui servizi ai cittadini e alle imprese, dà ragione dell'orientamento
a creare un ambiente che favorisca lo sviluppo di servizi ed applicazioni;
questo "ambiente" per noi si identifica con la "piazza
telematica".
Alla stregua della banda larga, la piazza telematica si configura sul
territorio come una infrastruttura di pubblica utilità e quindi va considerata
come un'opera di urbanizzazione primaria, di rilevanza sociale perché
consente l'accesso universale.
Pubblica è la rete della banda larga, pubblica è la "piazza". Le
rispettive gestioni dovranno essere in regime di concorrenza. La ragione di una
simile soluzione mista risiede essenzialmente nel fatto che da una parte solo il
sistema pubblico può garantire la totale copertura del territorio e, dunque, un
accesso universale (le dinamiche spontanee di mercato non sono in grado di
garantire, in numerose realtà locali, sufficienti investimenti infrastrutturali)
dall'altra la partecipazione del mercato alla gestione garantisce investimenti
nei servizi con un conseguente ritorno per i capitali investiti.
La banda larga e la rete di piazze telematiche sono caratterizzate per essere
fortemente legate alla "localita". Esse favoriscono, veicolano e
concorrono alla competitività dei sistemi locali. Uno dei ruoli importanti
degli enti locali è quello di organizzare e coordinare tali sistemi. In altri
termini spetta ai comuni, alle regioni, alle province disegnare i contorni del
sistema locale, individuarne le vocazioni ed il tipo di sviluppo, dotarlo di
strumenti infrastrutturali per creare una rete logico-funzionale che va ad
affiancarsi a quelle fisico-territoriali (trasporti, elettricità, energia).
Ritornando al primo avviso sull'e-government appare necessario per gli enti
locali aggregarsi sui servizi e sulle infrastrutture proprio per disegnare le
modalità per fare sistema.
La regione Campania, ad esempio, potrebbe "aggregarsi" alla regione
Piemonte sul PRUSST (Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo
sostenibile del territorio).
Sul territorio di queste regioni si stanno attuando due importanti progetti:
a Napoli è prossima l'apertura al pubblico della prima Piazza telematica d'Europa (progetto pilota urbano dell'UE
- Div. XVI - Coesione sociale e sviluppo sostenibile) - e nella provincia di
Asti è in fase di attuazione il PRUSST/Piazze
telematiche in tutti i comuni di questa stessa provincia.
Estendere, per esempio, a tutti i comuni della regione Campania la
realizzazione di una piazza telematica, potrebbe essere motivo di sviluppo dei
territori dell'entroterra campano, di continuo trasferimento di know how
tra le due regioni e di riutilizzo dell'esperienza maturata con il Progetto
pilota urbano del comune di Napoli.
Desta invece preoccupazione individuare, dall'analisi dello stesso avviso, la
difficoltà che avranno le regioni svantaggiate ad accedere ai finanziamenti,
per i seguenti motivi:
- non aver fissato un tetto di spesa per i singoli progetti;
- aver stabilito che il cofinanziamento debba essere pari almeno al 50% della
spesa prevista per il progetto;
- aver stabilito che saranno premiati i progetti presentati da aggregazioni di
enti locali che hanno già esperienza e competenza, nonché risorse
organizzative, tecnologiche e un piano territoriale approvato.
Da quanto sopra, può accadere che le regioni "ricche" presentino
piani tali da assorbire tutte le risorse.
Sono sufficienti sei "aggregazioni di enti locali" che presentino
progetti per 40 milioni di euro ciascuna, per assorbire tutti i finanziamenti
previsti dall'avviso.
In pratica, anche se sono stati fatti passi in avanti nella visione di come
favorire la diffusione di servizi ed applicazioni legati alla larga banda,
sembrerebbe che strumenti quali quelli proposti nel primo avviso siano
assolutamente insufficienti per dare vita un progetto di sistema-paese basato su
una uniforme distribuzione sul territorio delle opportunità legate a questo
tipo di infrastruttura.
Il rischio che si corre è quello di far diventare le aree già forti ancora
più forti e le aree deboli sempre all'inseguimento delle prime. In pratica lo
strumento e-government di questo primo avviso va implementato in vista della
preparazione dei prossimi avvisi, in modo che quest'ultimi siano in grado di
offrire a tutte le regioni pari opportunità di presentare progetti.
Da questi progetti si dovrà esigere di non servire solo ad annullare il digital
divide nell'ambito della pubblica amministrazione e nel campo dei servizi
della stessa PA alle imprese e ai cittadini, ma piuttosto dovranno servire alla
prospettiva di una società dell'informazione basata sulla coesione sociale,
sullo sviluppo sostenibile ed integrato di tutto il Paese.
Inoltre, con riferimento all'utilizzo dei fondi strutturali per finanziare
l'infrastruttura in larga banda in zone poco interessanti per i privati, non
sono specificate le modalità dell'utilizzo di questi fondi, e ciò sia con
riferimento alle aree dell'obiettivo 1, sia a quelle dell'obiettivo 2 e delle
aree in phasing out.
Auguriamoci che queste informazioni vengano fornite presto in un prossimo
aggiornamento del rapporto sulla larga banda.
Anche recentemente da autorevoli fonti istituzionali è stato lanciato l'allarme
che l'Italia corre il rischio di perdere i fondi strutturali per mancanza di
progetti; quello della larga banda è un progetto: necessario ed urgente, i
fondi ci sono, cosa si aspetta a dare regole precise per il loro utilizzo ?
La vera sfida non è solo quella del governo della "e-" , ma anche
di evitare il digital divide.
Le opportunità offerte dalla larga banda dovranno essere sfruttate appieno per
conseguire quegli stessi obiettivi di cui si tenne conto nell'aprile 1996
nella stesura del Progetto pilota urbano piazze telematiche che il comune di
Napoli presentò all'UE e che fu selezionato insieme ad altri 26 progetti su
un totale di 503 presentati.
In sintesi questi gli obiettivi: coesione sociale, sviluppo sostenibile, una
società dell'informazione per tutti.
Il PPU piazze telematiche portato avanti dal comune di Napoli potrebbe essere
uno dei riferimenti da cui apprendere come implementare il piano sulla larga
banda e i prossimi avvisi per l'e-government. Un esempio a disposizione di
tutti.
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