Prima di tutto serve la firma
digitale
di Manlio Cammarata - 14.06.01
Il nuovo Governo ha esordito con uno strano
miracolo, resuscitando ancora prima della morte il Ministero delle
comunicazioni. Con l'attuazione della "riforma Bassanini" doveva
essere assorbito dal Ministero per le attività produttive e diretto da un
"ministro in seconda", in linea di principio un esperto della materia.
Invece rimane in serie A, il che è opportuno nell'era dell'informazione, ma con
un "politico" come titolare.
In compenso un "tecnico" è stato messo
a capo del dicastero (senza portafoglio) dell'innovazione tecnologica, al posto
che nel precedente gabinetto era occupato dall'inesperto Passigli. Lucio Stanca,
laureato in economia, ex presidente e chief executive officer della
holding che controlla tutta l'attività di Ibm in Europa, Medio Oriente e
Africa, potrebbe essere "l'uomo giusto al posto giusto", considerando
il difficile compito che gli spetta .
Infatti il "sistema Italia" si trova in una difficile fase di
transizione: da una parte c'è il ritardo - prima di tutto culturale - nello
sviluppo delle tecnologie, dall'altra il non trascurabile impulso registrato
negli ultimi quattro anni, sia per la forza del mercato, sia per l'avvio di
alcuni importanti progetti da parte del precedente esecutivo nel settore della
pubblica amministrazione.
Tuttavia, mentre nel comparto pubblico sono state
introdotte regole innovative ed è stata impostata la "reingegnerizzazione"
delle procedure, l'insieme del sistema normativo è inadeguato a risolvere i
problemi posti dallo sviluppo della società dell'informazione. Il vecchio
Parlamento ha legiferato poco e male, quando non addirittura all'indietro, come
nel caso della legge sull'editoria che ha applicato al digitale le regole di
oltre mezzo secolo fa.
Al manager Stanca tocca il difficile
compito di portare l'innovazione prima di tutto nel mondo della burocrazia, un
mondo che ha il rifiuto del nuovo nel proprio codice genetico e una reazione di
rigetto di fronte a qualsiasi cambiamento nelle prassi consolidate e nei
rapporti di potere. Ma gli strumenti sono pronti, si tratta di farli
funzionare.
Il più importante di questi strumenti è la Rete unitaria della pubblica
amministrazione (RUPA). Un progetto vecchio (la direttiva
è del 1995), dunque da aggiornare, ma ancora valido come schema organizzativo.
Su questo schema sono state innestate le recenti iniziative per l'e-government
illustrate nel Piano d'azione di un anno fa (dal sito
del Ministero della funzione pubblica si può scaricare un dossier
che illustra lo stato di attuazione del piano).
All'inizio di quest'anno, con il Testo
unico sulla documentazione amministrativa è stato sistemato il quadro
normativo. Ma tutto il sistema non può funzionare se i documenti scambiati tra
gli uffici, e tra gli uffici e i cittadini, non hanno valore legale. Il problema
è stato risolto con il progetto della firma digitale, ma la firma digitale non
decolla, anche se il quadro tecnico-normativo è ormai completo. Manca, è vero,
la seconda edizione delle "regole tecniche", ma la scadenza per la
certificazione delle misure di sicurezza è stata ulteriormente prorogata e
comunque il ritardo delle regole tecniche non dovrebbe impedire la diffusione
delle attrezzature, la formazione del personale e l'adozione delle misure
organizzative necessarie a far funzionare il tutto.
La firma digitale è necessaria anche per far
funzionare a pieno regime la gestione informatica dei documenti, a partire dalle
procedure di protocollo aggiornate con il DPCM
31 ottobre 2000. E' essenziale anche per il progetto della carta d'identità
elettronica (CIE), che tuttavia non potrà funzionare prima di qualche anno.
Qui è opportuno aprire una parentesi, per ricordare che lo schema della CIE
messo a punto dal Ministero dell'interno solleva forti perplessità
sull'effettiva riservatezza dei dati (vedi Sulla
Rete siamo tutti criminali?). Alla luce di questo problema non sembra
rassicurante la prima dichiarazione del nuovo titolare del Viminale:
"Voglio sapere tutto e vedere tutto"...
Dunque il primo nodo da sciogliere, per il
neo-ministro Lucio Stanca, è l'attuazione della previsione della legge 59/97,
la "Bassanini uno": Gli atti, dati e documenti formati dalla
pubblica amministrazione e dai privati con strumenti informatici o telematici, i
contratti stipulati nelle medesime forme, nonché la loro archiviazione e
trasmissione con strumenti informatici sono validi e rilevanti a tutti gli
effetti di legge...
Quattro anni fa era un progetto rivoluzionario, ancora oggi è all'avanguardia
nel mondo, ma è paradossale che il grande disegno di abolire la carta resti
ancora... sulla carta.
Vedi anche
Una lettera
aperta al ministro Stanca, a proposito dell'open source nella pubblica
amministrazione |