L'opposizione progetta
la secessione del World Wide Web
di Manlio Cammarata - 23.03.2000
Bollettino medico.
Per l'internet-fobia è terminata la fase di allarme, restano pochi focolai
epidemici e alcuni casi isolati, però di notevole gravità. Si diffonde invece
un nuovo morbo, l'internet-mania, che si presenta in diverse varianti. La più
nota di queste è l'internet-lalia, accompagnata in molti casi da
internet-bulimia. I soggetti colpiti parlano continuamente dell'internet e si
abbuffano in sontuose cene in cui discutono di e-commerce, new economy
e trading on line.
Quando la malattia colpisce un parlamentare o un membro del Governo, il soggetto
una mattina si sveglia e attacca entusiastici discorsi sui luminosi
destini della società dell'informazione, sull'urgenza di mettere l'Italia al
passo con le nazioni più evolute, sulle grandiose opportunità che il Web offre
alla piccola impresa italiana e via esultando.
Il contagio si è esteso all'informazione.
Prendete i giornali di un anno fa e contate la percentuale di articoli dedicati
ad argomenti in qualche modo collegati alla società dell'informazione. Poi fate
il confronto con i giornali - o i telegiornali - di oggi: non c'è dubbio, si
tratta di un'epidemia.
La situazione presenta anche aspetti positivi. Bene o male, si diffonde la
conoscenza delle conseguenze favorevoli dell'evoluzione tecnologica e si apre
quello schermo di diffidenza e di ostilità che fino a pochi mesi orsono
costituiva uno dei più importanti freni allo sviluppo.
Si sono anche messe in cantiere iniziative efficaci, come quelle per la
diffusione dell'informatica nella scuola e dei prestiti agevolati per l'acquisto
dei PC da parte dei giovani. Servono, se non altro, a diffondere l'idea che la
convivenza con le tecnologie non è più una scelta, ma una necessità.
Ma i casi in cui l'internetmania presenta un
decorso favorevole sono pochi. Sembra che spesso tenda a cronicizzarsi, mentre
in qualche caso raggiunge forme di delirio. Solo così si spiega la proposta
di legge pubblicata sul sito di Forza Italia, in cui si riprende e si
amplifica la trovata governativa del "portale di Stato".
Una trovata alla quale si è opposto anche un esperto del calibro di
Francesco Caio, che in un'intervista sul Sole 24 Ore del 17 marzo ha
detto: "Portale Italia? Mi domando che senso ha l'entrata in campo
dell'arbitro... Mi sembra molto meglio lasciare agire le aziende".
Come abbiamo già scritto su queste pagine, il portale di Stato è una proposta
sballata e dannosa per una serie di motivi chiarissimi:
1. non serve, perché il servizio viene offerto
da molti operatori gratis o a prezzi più che accessibili anche per imprese
molto piccole;
2. toglie il lavoro a molte aziende di servizi che preparano le
"vetrine" e i cataloghi;
3. se utilizza la cosiddetta "rete del Fisco", favorisce un'azienda di
Telecom Italia (vedi Una proposta sbagliata da ritirare
subito e I portali di Stato e l'informazione
dimenticata).
Ora vediamo la proposta del principale partito
dell'opposizione.
Articolo 1
Il Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione economica è socio fondatore
di tre società per azioni rispettivamente denominate "Portale del Sud e
del Mediterraneo" (www. Portale Sud.it), "Portale del Nord" (www.
Portale Nord.it), "Portale del Centro" (www. Portale Centro.it).
E' proprio il caso di dire che qui casca l'asino
perché, come sa anche l'ultimo neofita dell'internet, nei nomi a dominio non ci
possono essere spazi. Sicché, nel momento in cui fosse rispettata l'improbabile
legge, i siti sarebbero irraggiungibili...
Ma la questione più grave è un'altra. La forza della Rete è proprio nella sua
globalità e nella sua "non-territorialità". Non importa da dove
un'informazione viene diffusa e dove viene ricevuta. Cercando un prodotto si
può trovare un'azienda indiana vicino a una brasiliana e a una francese. Che
senso ha dividere l'Italia in tre parti? Non si può fare la secessione del Web.
Andiamo avanti.
Le società hanno oggetto sociale articolato come segue:
a) sviluppo di una rete "Internet based" dedicata alla promozione del
lavoro, del turismo e della piccola e media impresa del Sud, del Nord e del
Centro;
b) l'architettura della rete dedicata è stilizzata come segue:
- ogni impresa interessata introdurrà nel suo sito una propria
"griglia" informativa standardizzata e/o uniforme ed una procedura
standardizzata e/o uniforme per attivare contatti e transazioni;
Che significa "l'architettura della rete
dedicata è stilizzata"? Evidentemente l'estensore del testo non sa che
cos'è una rete dedicata e che è molto difficile "stilizzarla". Ma
anche qui c'è un errore concettuale imperdonabile: una griglia (griglia?)
"standardizzata e/o uniforme" è la negazione della libertà delle
imprese, che devono potersi presentare nella forma che ritengono più adatta ai
loro prodotti e al loro mercato. E' la morte della concorrenza, senza
dimenticare che la forza della Rete è anche nella libertà di espressione,
nella fantasia di chi va on line, anche per fini commerciali.
L'articolo 1 prosegue elencando in dettaglio come
devono essere fatti i siti, materia che potrebbe essere oggetto non di una legge
e nemmeno di un regolamento, ma forse di una circolare, se mai si dovesse
accettare il principio del portale di Stato. Altro che libero mercato! Qui siamo
ai "piani quinquennali" di antica memoria.
Quando meno te l'aspetti, rispunta la nostalgia dei soviet. |