Seicentoquarantotto "no", quattordici "sì", diciotto
astenuti: la forza indiscutibile dei numeri segna la fine ingloriosa della Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo
di elaboratori elettronici, nota come "direttiva sulla brevettabilità
del software". Dettata dai giganti mondiali del software (non tutti),
spinta con procedure molto discutibili dalla Commissione europea e dal
Consiglio, avversata da una stragrande maggioranza di studiosi, di industrie e
di organizzazioni di ogni genere e dai sostenitori del software libero, dopo due
anni di discussioni la proposta è stata affondata dal Parlamento europeo.
Certo, i numeri della votazione di ieri sembrano riflettere la mobilitazione
globale, senza precedenti, che attraverso l'internet ha portato a Bruxelles le
ragioni del fronte del "sì" e ha battuto le agguerrite lobby
dei padroni delle tecnologie. In realtà le dimensioni della vittoria del
"no" sembrano dovute anche a uno scatto d'orgoglio dei parlamentari di
fronte all'arroganza della Commissione e del Consiglio, che hanno tentato con
tutti i mezzi di far passare il testo, ignorando le critiche e anche gli
emendamenti (modesti) proposti dal Parlamento nella prima lettura. Lo ha detto
con chiarezza il relatore della proposta, il francese Michel Rocard: "Si è arrivati a questo voto con posizioni diverse, ma c'è una collera collettiva e unanime per
l'atteggiamento della Commissione e del Consiglio che hanno mostrato totale disprezzo e sarcasmo nei confronti delle scelte fatte dal Parlamento europeo in prima lettura".
Oraobbiamo chiederci quali saranno le conseguenze di questo voto. Una delle
organizzazioni più attive sul fronte del "no", la Free Software
Foundation Europe , chiede un cambiamento delle politiche dell'Ufficio europeo
dei brevetti (EPO). E' noto, infatti, che negli ultimi anni l'EPO ha allargato
le maglie della brevettabilità del software, seguendo la linea dettata dagli
Stati Uniti e contro i principi accettati a livello internazionale (vedi I brevetti software sono contro la Costituzione europea di
Nicola Walter Palmieri). Una stretta nella concessione dei brevetti sul
software sembra una conseguenza del tutto logica, ma è difficile immaginare che
i sostenitori della brevettabilità restino a guardare.
In prima battuta è chiaro che non ci sarà una direttiva europea sulla
brevettabilità del software: la Commissione ha comunicato che non avanzerà una
nuova proposta, rispettando la volontà del Parlamento. Ma poco dopo qualcuno ha
detto che sarà opportuna una direttiva generale sul brevetto europeo, nella
quale si potrà affrontare nuovamente il problema. E tanto basta per capire che
si cercherà di far rientrare dalla finestra quel che è stato buttato fuori
dalla porta.
Dunque è stata vinta una battaglia, ma l'esito della guerra è ancora
incerto. Però la lezione che si ricava questa vicenda è che l'internet
continua a essere un mezzo straordinario di diffusione delle idee. E che l'idea
di libertà scritta nel suo "codice genetico" non perde la sua forza e
può battere l'invadenza delle lobby e i non sempre chiari interessi
della politica. Tanto ci basta, per il momento.
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