Il 18 scorso il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge di
conversione del decreto 72/04 (il famigerato
"decreto Urbani") con le modifiche introdotte
dalla Camera dei deputati. E' dunque legge dello Stato anche l' art.
1, intitolato "Misure di contrasto alla diffusione telematica abusiva di opere dell'ingegno". Un provvedimento nato male, cresciuto peggio, che non piace a nessuno. Né
all'opposizione né alla maggioranza. Neanche al suo "autore", il
ministro Urbani. Ma, con il pretesto di una presunta urgenza, è passato lo
stesso.
E' inutile qui ripetere le critiche che sono state rivolte al testo fini dal
momento della sua divulgazione. Limitiamoci a leggere alcune affermazioni
pronunciate da alcuni senatori nel dibattito in aula, tratte dal resoconto della seduta (abbiamo evidenziato i passaggi più
significativi).
Modica - Si comprende che cos'è la rete? Si comprende cos'è questo straordinario deposito di conoscenza distribuita, che riguarda centinaia di milioni di persone collegate in tutto il mondo, senza distinzione di nazionalità, di lingua, di religione e di altro, che in questo modo hanno fatto crescere effettivamente le possibilità del sapere?
Ci si rende conto che stiamo qualificando come reato l'atto di mettere sul sito una parte o la totalità di un'opera dell'ingegno?
Legiferiamo sapendo già che lo facciamo male.
Acciarini - Chiediamo quindi che sia rapidissimo l'intervento governativo volto a ristabilire la situazione, altrimenti, essendoci degli interessi contrapposti, si rischia di arrivare a fare qualcosa che in realtà non si voleva.
Rendere difficile la vita ai disonesti è giusto, ma non lo è rendere impossibile la vita agli
onesti. Questo è il rischio che in questo momento il testo al nostro esame porta con sé.
Monticone - ...le numerose sollecitazioni venuteci da parte degli Stati Uniti d'America, che sono ovviamente i maggiori danneggiati dal fenomeno di pirateria, per introdurre nel nostro ordinamento norme al riguardo.
...le misure di contrasto alla diffusione telematica abusiva necessitano, come altri colleghi hanno sottolineato, di una riflessione molto più attenta.
Asciutti - Se dunque non interverremo quanto prima, costringeremo i provider a spostare le loro sedi all'estero, fuggendo
dall'Italia: non è assolutamente questa l'intenzione del Governo e del legislatore. Mi associo, quindi, a quanto emerso dalla discussione, invitando il Governo ad intervenire quanto prima.
E, per concludere, ecco il Ministro:
Urbani - Chiedo al Senato il sacrificio di legiferare in un modo che normalmente è da tutti riconosciuto non
opportuno, cioè attraverso lo strumento della decretazione di urgenza, nel riconoscimento che alcune materie richiedono un intervento urgente ancorché considerato come
imperfetto. Si tratta di imperfezioni che sono compatibili con la natura del provvedimento di urgenza e che non pregiudicano la possibilità del
miglioramento a posteriori in tempi brevi.
...Del resto, anche nel campo della pirateria, per darvi una dimensione del fenomeno, è necessario guardare alle travi e non alle pagliuzze, che sarà possibile eliminare successivamente.
Questo naturalmente non lo dico per difendere l'intera formulazione dell'attuale articolo 1, di cui riconosco che una parte cospicua è migliorabile in
fretta, ma soltanto per mettere i senatori di fronte a questa non facile scelta: legiferare in modo perfezionistico, lasciando che tutti i problemi del cinema, della musica, dello sport dilettantistico, della pirateria vadano avanti come avviene oggi, oppure legiferare in termini emergenziali, ma con il reciproco impegno di rispondere e rimediare alle pagliuzze di cui parlavo prima in tempi molto brevi, in maniera tale da innalzare nel contempo le dighe nei confronti di queste autentiche calamità.
Ora la domanda è questa: se lo stesso ministro proponente, se la stessa maggioranza
parlamentare che approva un provvedimento hanno la consapevolezza che il
provvedimento è sbagliato, perché lo approvano? E, soprattutto, come può un onesto giudice
irrogare una pena in applicazione di una legge che lo stesso legislatore
dichiara apertis verbis che è sbagliata?
Urbani parla di travi e di pagliuzze. Altro che pagliuzze! Leggi come questa
stridono con i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico, come la
proporzionalità della sanzione alla gravità dell'illecito. C'è nell'art. 1 una norma per
la quale il "prestatore di servizi della
società dell'informazione" che, a seguito di un provvedimento
dell'autorità giudiziaria, non comunica "le informazioni in proprio
possesso utili all'individuazione dei gestori dei siti e degli autori delle
condotte segnalate" è punito con una sanzione amministrativa da 50.000 a
250.000 euro. Perché una sanzione amministrativa? Questo comportamento è già
previsto come reato dal codice penale (art. 378) e si schiama
"favoreggiamento". E' punito con una multa di un milione di lire,
cioè 516,45 euro. E' questa la sanzione che viene comminata, per esempio, a chi
"aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità" nel caso di
una rapina a mano armata. Ma, con la nuova legge, il provider che non rivela
l'identità dell'autore di una violazione di copyright soggiace a una pena da 100 a 500 volte più
alta! Senza considerare che, nel caso del reato di favoreggiamento, la condanna
è pronunciata dopo un processo davanti a un giudice "terzo", mentre
la sanzione amministrativa è decisa direttamente dall'autorità procedente. E'
inaccettabile. Torna alla mente un altra proposta legislativa, per fortuna
rimasta tale dopo essere decaduta una prima volta con la fine della passata
legislatura: il "disegno di legge Passigli",
che prevedeva nello stesso tempo (sempre a carico dei provider!) i reati di
concorso e favoreggiamento. Non occorreva un'eccelsa mente giuridica per
rendersi conto dell'assurdità: se c'è il concorso nel reato (cioè se il
soggetto partecipa attivamente alla sua commissione) non ci può essere il
favoreggiamento, che può sorgere solo dopo che il reato è stato commesso. L'errore fu segnalato, ma ministro e maggioranza non vollero
recedere: la disposizione fu approvata in prima lettura dal Senato. Questo
atteggiamento del legislatore, sordo alle istanze degli esperti, degli
operatori, dei cittadini, si qualifica come pura arroganza. Non fa bene alla
democrazia. Per concludere restando in tema, segnaliamo che il Consiglio dei ministri
europei del 14 scorso ha approvato la proposta di
direttiva "relativa alle misure e alle procedure volte ad assicurare
il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale", ignorando persino le
modiche proposte dal Parlamento europeo, oltre che le critiche che da ogni parte
si sono levate contro il progetto (vedi Fermare
la proposta UE sui brevetti).
Il nostro Ministro
dell'innovazione si è astenuto, auspicando in un comunicato
che "nei successivi passaggi, nuovi esami del testo possano ulteriormente correggerlo e migliorarlo".
Forse sarebbe meglio cancellarlo del tutto.
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