Per festeggiare i 20 anni della legge 675, e quelli di InterLex, ho fatto un
gioco.
Ho preso tutte le direttive europee che sono alla base della
nostra legislazione nazionale. Poi ho preso la L. 675, il codice del 2003 e
tutti gli interventi correttivi, dell’uno e dell’altro. Ci ho messo sopra i
regolamenti interni del Garante, le autorizzazioni generali, e le relazioni
annuali presentate al Parlamento. Infine, una rassegna ragionata e sintetica dei
soli ultimi 10 anni di provvedimenti generali, linee guida, e
"giurisprudenza" varia dell’Autorità sui temi più importanti.
Sollevata, non senza qualche problema muscolare, questa massa
informe di nozioni, ho preso un Codice civile commentato con la sola
giurisprudenza. Uno di quelli che si usano per gli esami da avvocato, o per i
concorsi in Magistratura. Parlo del Codice civile: la spina dorsale normativa
del nostro sistema. Quello che quest’anno festeggia non 20, ma 86 anni di
vita.
Risultato? La torre della privacy è alta il triplo!
Come è possibile, che una normativa così giovane, abbia generato così tanta
incontrollata "entropia"?
Le ragioni sono tante.
Salto, essendo fin troppo banale ed abusata, la considerazione secondo la quale
i dati personali valgono oggi più del petrolio.
Andiamo al nucleo del problema.
a) Tramite il principio di liceità, secondo il quale qualsiasi trattamento
che sia effettuato in violazione di una qualsiasi norma si traduce in un
trattamento illegittimo (art. 11 lett. a) del Codice), il Garante ha goduto di
una sorta di investitura istituzionale di tuttologia. Il risultato, sotto gli
occhi di tutti, è un’Autorità che mette ormai il naso dappertutto, con un
effetto moltiplicatore dei suoi interventi impossibile da arginare, che ha
prodotto risultati importanti e virtuosi in alcuni ambiti, e (almeno a mio
modesto ma convintissimo avviso) dei veri e propri disastri in altri contesti;
b) Business is business..! Mentre fino a qualche anno fa
ad occuparsi di privacy era uno sparuto gruppo di appassionati, man mano ci si
è accorti che nascoste dentro quella normativa ci sono armi letali, che se ben
utilizzate possono diventare il vero ago della bilancia di contese commerciali,
contrattuali o di gestione distorta della concorrenza, e negli anni è stato tutto
un montante floriglegio di neo-esperti. Questa illuminazione tardiva, è ben
rappresentata dagli sconcertanti interventi dottrinari di quest’ultimo periodo
(Un esempio recente? Basta guardare a quotatissimi giustlavoristi che sulle più
importanti testate nazionali, ci dicono: attenzione, sta entrando in vigore il
Regolamento europeo, da oggi i datori di lavoro devono applicare le regole sulla
privacy! Come se, prima del Regolamento, quegli stessi datori di lavoro
vivessero in una riserva di caccia, libera da vincoli che esistono, appunto, da
20 anni);
c) Diciamo la verità: un po’ di sano protagonismo e di
volontà di accreditare il Garante come un supereroe che difende i più deboli,
ha condotto all’adozione di provvedimenti sbandierati come avanzamenti della
frontiera delle libertà civili, anche quando gli interventi dell’Autorità
erano molto discutibili, o addirittura del tutto inutili (un esempio su tutti?
Le soluzioni imposte per la gestione della informativa sui cookies, che non
hanno fatto altro che appesantire inutilmente qualsiasi esperienza di
navigazione sul web (soprattutto tramite device mobili), senza nessun
risultato pratico che certo si sarebbe potuto raggiungere con prescrizioni più
ragionate e meno scenografiche.
Si potrebbe continuare all’infinito.
Ma forse l’apice perfetto di questo processo di ipertrofia normativa ed
interpretativa, è rappresentato proprio dall’ultimo miglio, e cioè dal
Regolamento europeo, e da tutto quello che gli sta girando intorno.
Forse non è mai esistito un testo più cervellotico, illeggibile già nel
modo stesso in cui è concepito, fin dalla dinamica redazionale che costringe a
trovare nei "considerando" il senso di molti principi, tanto da
costringere lo stesso Garante a pubblicarne una versione con i richiami, nel tentativo di mettere un po’
di ordine in un corpo normativo che (siamo sinceri !) è in grado di annichilire
la passione anche dei vecchi, veri appassionati della materia.
E forse non è mai esistito un momento storico di maggiore
bombardamento informativo, con diuturni interventi, commenti, richiami all’ordine,
convegni (convegni monster, convegni gratuiti, convegni che danno diritto
a crediti formativi, convegni en plein air, convegni pur che siano
convegni!), che rischiano, nelle frastagliate posizioni che stanno emergendo sui
temi più rilevanti, di aggiungere confusione a confusione, in una sorta di
ordalia suicida, che la privacy la sta distruggendo, invece che renderla viva,
con equilibrio e raziocinio.
Forse è tardi. Forse questo treno in corsa non si fermerà
più.
Non ci resta che decidere se rimanerci sopra, cercando di dare una mano, ognuno
per quello che può, a non farlo deragliare.
Oppure spingerlo oltre ogni ragionevole limite, come in troppi stanno facendo, e
vederlo schiantarsi: non potremo in tal caso fermare una lacrimuccia. Ed una
sola, semplicissima domanda: ma perchè?
* Avvocato in Roma
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