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InterLex - RIVISTA DI DIRITTO TECNOLOLOGIA INFORMAZIONE

 

La privacy degli ultimi 20 anni: un'ipertrofia che non giova a nessuno

- Paolo Ricchiuto* - 21 settembre 2017

Per festeggiare i 20 anni della legge 675, e quelli di InterLex, ho fatto un gioco.

Ho preso tutte le direttive europee che sono alla base della nostra legislazione nazionale. Poi ho preso la L. 675, il codice del 2003 e tutti gli interventi correttivi, dell’uno e dell’altro. Ci ho messo sopra i regolamenti interni del Garante, le autorizzazioni generali, e le relazioni annuali presentate al Parlamento. Infine, una rassegna ragionata e sintetica dei soli ultimi 10 anni di provvedimenti generali, linee guida, e "giurisprudenza" varia dell’Autorità sui temi più importanti.

Sollevata, non senza qualche problema muscolare, questa massa informe di nozioni, ho preso un Codice civile commentato con la sola giurisprudenza. Uno di quelli che si usano per gli esami da avvocato, o per i concorsi in Magistratura. Parlo del Codice civile: la spina dorsale normativa del nostro sistema. Quello che quest’anno festeggia non 20, ma 86 anni di vita.

Risultato? La torre della privacy è alta il triplo!

Come è possibile, che una normativa così giovane, abbia generato così tanta incontrollata "entropia"?

Le ragioni sono tante.
Salto, essendo fin troppo banale ed abusata, la considerazione secondo la quale i dati personali valgono oggi più del petrolio.
Andiamo al nucleo del problema.

a) Tramite il principio di liceità, secondo il quale qualsiasi trattamento che sia effettuato in violazione di una qualsiasi norma si traduce in un trattamento illegittimo (art. 11 lett. a) del Codice), il Garante ha goduto di una sorta di investitura istituzionale di tuttologia. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è un’Autorità che mette ormai il naso dappertutto, con un effetto moltiplicatore dei suoi interventi impossibile da arginare, che ha prodotto risultati importanti e virtuosi in alcuni ambiti, e (almeno a mio modesto ma convintissimo avviso) dei veri e propri disastri in altri contesti;

b) Business is business..! Mentre fino a qualche anno fa ad occuparsi di privacy era uno sparuto gruppo di appassionati, man mano ci si è accorti che nascoste dentro quella normativa ci sono armi letali, che se ben utilizzate possono diventare il vero ago della bilancia di contese commerciali, contrattuali o di gestione distorta della concorrenza, e negli anni è stato tutto un montante floriglegio di neo-esperti. Questa illuminazione tardiva, è ben rappresentata dagli sconcertanti interventi dottrinari di quest’ultimo periodo (Un esempio recente? Basta guardare a quotatissimi giustlavoristi che sulle più importanti testate nazionali, ci dicono: attenzione, sta entrando in vigore il Regolamento europeo, da oggi i datori di lavoro devono applicare le regole sulla privacy! Come se, prima del Regolamento, quegli stessi datori di lavoro vivessero in una riserva di caccia, libera da vincoli che esistono, appunto, da 20 anni);

c) Diciamo la verità: un po’ di sano protagonismo e di volontà di accreditare il Garante come un supereroe che difende i più deboli, ha condotto all’adozione di provvedimenti sbandierati come avanzamenti della frontiera delle libertà civili, anche quando gli interventi dell’Autorità erano molto discutibili, o addirittura del tutto inutili (un esempio su tutti? Le soluzioni imposte per la gestione della informativa sui cookies, che non hanno fatto altro che appesantire inutilmente qualsiasi esperienza di navigazione sul web (soprattutto tramite device mobili), senza nessun risultato pratico che certo si sarebbe potuto raggiungere con prescrizioni più ragionate e meno scenografiche.

Si potrebbe continuare all’infinito.
Ma forse l’apice perfetto di questo processo di ipertrofia normativa ed interpretativa, è rappresentato proprio dall’ultimo miglio, e cioè dal Regolamento europeo, e da tutto quello che gli sta girando intorno.

Forse non è mai esistito un testo più cervellotico, illeggibile già nel modo stesso in cui è concepito, fin dalla dinamica redazionale che costringe a trovare nei "considerando" il senso di molti principi, tanto da costringere lo stesso Garante a pubblicarne una versione con i richiami, nel tentativo di mettere un po’ di ordine in un corpo normativo che (siamo sinceri !) è in grado di annichilire la passione anche dei vecchi, veri appassionati della materia.

E forse non è mai esistito un momento storico di maggiore bombardamento informativo, con diuturni interventi, commenti, richiami all’ordine, convegni (convegni monster, convegni gratuiti, convegni che danno diritto a crediti formativi, convegni en plein air, convegni pur che siano convegni!), che rischiano, nelle frastagliate posizioni che stanno emergendo sui temi più rilevanti, di aggiungere confusione a confusione, in una sorta di ordalia suicida, che la privacy la sta distruggendo, invece che renderla viva, con equilibrio e raziocinio.

Forse è tardi. Forse questo treno in corsa non si fermerà più.
Non ci resta che decidere se rimanerci sopra, cercando di dare una mano, ognuno per quello che può, a non farlo deragliare.
Oppure spingerlo oltre ogni ragionevole limite, come in troppi stanno facendo, e vederlo schiantarsi: non potremo in tal caso fermare una lacrimuccia. Ed una sola, semplicissima domanda: ma perchè?

*  Avvocato in Roma

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