Giorno 1: I ladri entrano in casa. E’ la polizia stessa a consigliare: se ha
una assicurazione, presenti la denuncia, altrimenti lasci perdere.
Giorno 2: I ladri clonano un bancomat. Denuncia sì, ma solo per scoprire che lo
Stato si è già arreso.
Rubare è un reato. Sempre. E sentirsi dire che è inutile denunciare,
perché tanto il responsabile non sarà mai trovato e perseguito, è già di per
sé una sconfitta dello Stato, che fa degradare ogni considerazione sulla
obbligatorietà dell’azione penale ad un mero esercizio di stile. Eppure il
fenomeno, con riferimento ai furti in appartamento, è sotto gli occhi di tutti,
e leggere le statistiche che periodicamente ci annunciano che questo tipo di
crimini sono calati, non può che indurre ogni cittadino senziente alla
banalissima considerazione che quelle che sono calate sono le denunce, e non i
furti.
Consolidata questa sostanziale resa incondizionata nel vecchio caro mondo del
crimine "analogico", ci si dovrebbe aspettare che nel nuovo terreno
della "delinquenza 4.0", ci siano, almeno lì, delle risorse da
mettere in campo per dare a tutti noi la percezione almeno apparente di vivere
in uno Stato di diritto, in cui sui furti di identità e le frodi informatiche
qualcosa si possa fare per difenderci.
E invece, sembra proprio di no.
Il caso è semplice: un bancomat viene clonato. Il malcapitato presenta una
denuncia dettagliata, nella quale fa presente anche la esistenza di una grave
anomalia, consistente nel fatto che quella carta di debito non era mai nemmeno
stata attivata.
Si apre la fase delle indagini.
Si apre, ma il Pubblico Ministero la chiude presto, chiedendo l’archiviazione
del procedimento penale sulla base di due sintetiche affermazioni:
"ritenuto che non sono emersi elementi utili per la individuazione
dei responsabili e/ comunque la proficua prosecuzione delle indagini"
Fin qui, sarebbe triste, ma quasi accettabile. Una indagine è stata svolta.
Il ladro non è stato trovato.
Ma il PM ci tiene a chiarire:
"Rilevato che gli elementi acquisiti non appaiono suscettibili di
ulteriori sviluppi (in passato è già emerso in casi analoghi che l’attività
investigativa svolta non ha prodotto risultati positivi)".
Cosa è questa, se non una programmatica abdicazione alla funzione stessa di
un sistema-giustizia?
Forse siamo destinati ad un mondo in cui il crimine digitale sarà vissuto
come una sorta di ineluttabile castigo, di fronte al quale non si potrà che
allargare a dismisura il perimetro delle assicurazioni, e vivere anche qui
quelle due ore di attesa al Commissariato per presentare una denuncia, come un
inutile, triste orpello avente l’unica finalità di arrivare alla "chiusa
inchiesta", per provare a riprendersi i propri soldi, e non fare altro che
sperare di non ricapitarci.
Tanto, diceva il poliziotto analogico: se un ladro decide di entrarti in
casa, ci entra!
E se decide di clonarti il bancomat, non sarà che l’ennesimo "caso
analogo", sul quale non vale nemmeno la pena di indagare.
* Avvocato in Roma
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