Il problema in quattro
punti
di Manlio Cammarata - 27.11.2000
Mercoledì prossimo, 29 novembre, scade il termine per la presentazione alla
Commissione giustizia del Senato degli emendamenti al disegno
di legge AS 4594 sull'utilizzazione dei nomi a dominio. Ma il testo è così
scombiccherato che è molto difficile immaginare "emendamenti", va
riscritto da capo.
Abbiamo ripetutamente sostenuto, su basi rigorosamente giuridiche, che una legge
sulla materia non serve, essendo più che sufficienti le norme già presenti nel
nostro ordinamento, perché si tratta di questioni di natura regolamentare che
possono essere risolte in quattro e quattr'otto da una "autorità
competente".
Ma, visto che a tutti i costi si vuole una legge, essa dovrebbe limitarsi a
definire punti essenziali:
1. Nomi e marchi. L'applicabilità delle norme esistenti sui nomi, i
marchi e la concorrenza commerciale è pacifica. Non serve una specifica
disposizione legislativa, ma se proprio si vuole ribadire solennemente il fatto,
il primo articolo della nuova legge potrebbe richiamare questo punto.
2. L'ente di registrazione. Sembra che tutti siano d'accordo nel
mantenere il compito allo IAT del CNR, la cui competenza tecnica è fuori
discussione. Si può stabilire che un estratto del data base dell'organismo
costituisce il "Pubblico registro dei nomi a dominio", consultabile da
chiunque per via telematica. La legge dovrebbe chiarire che questo organo, di
natura tecnica, non ha alcuna competenza sul merito della registrazione né su
eventuali contestazioni.
3. L'ente di normazione. L'Autorità per le Garanzie nelle
comunicazioni, come prevede la normativa comunitaria, o il Ministero delle
comunicazioni, su delega della stessa Autorità (vedi Chi
ha il compito di dettare le regole?).
4. Le procedure contenziose. Si può costituire una commissione
all'interno dell'ente di normazione, che esamina i ricorsi ed eventualmente
ordina all'ente di registrazione di cambiare la titolarità di un dominio, o che
assume il ruolo di "terzo arbitro" nei casi in cui le parti
contendenti optino per l'arbitrato (fermo restando che ciascuno è libero di
scegliersi l'arbitro al di fuori di elenchi chiusi, preordinati non si sa a che
titolo).
Da valutare anche la proposta di Andrea Monti di istituire una rapida procedura
giudiziale, sulla falsariga di quella del decreto ingiuntivo. Avrebbe anche il
vantaggio di scoraggiare ricorsi strumentali e infondati (vedi il già citato Chi
ha il compito di dettare le regole?).
Tutto il resto è un inutile bla bla. |