Non è una novità. Il potere non ama la rete; soprattutto non la capisce. Il
famigerato "disegno di legge Passigli" è solo
un ennesimo esempio degli infiniti tentativi di "mettere le mani sulla
rete" - e oltretutto di farlo con sconcertante incompetenza e
incomprensione della reale natura dell'internet.
Ancora una volta le (cosiddette) "buone intenzioni" sono tradite
dai contenuti delle disposizioni proposte. L'assurdo progetto che è ora all'esame
del parlamento è solo un esempio fra tanti. Ma nella sua evidente confusione e
distonia è uno dei casi più eloquenti. Ha i tipici difetti di quelle
"cattive leggi" di cui purtroppo siamo infestati un po' dovunque, ma
soprattutto in un terreno come l'internet, mal capito e ancora peggio
interpretato.
Sembra che (secondo un diffuso costume) si parli di "emendamenti".
Invece di chiedersi se un provvedimento sbagliato abbia una qualsiasi utilità
si tenta di correggerlo con varianti e codicilli che avranno uno di due
risultati: o lo svuoteranno di ogni effetto (e allora che senso ha che esista?)
o lo renderanno ancora più complicato, e difficilmente decifrabile, con
conseguenze ancora peggiori di quelle che avrebbe avuto la stesura originaria. O
forse accentueranno ancora di più una perversa combinazione di tutte e due le
cose: inefficacia sostanziale ed "effetti collaterali" indesiderabili.
Cioè quanto di peggio può risultare da una diagnosi sbagliata, una terapia
insensata e una farmacopea incompetente.
Il fatto fondamentale è ovvio e non è nuovo. C'è una tendenza
(largamente "trasversale" agli schieramenti politici) a temere la rete
e a vederla come una minaccia. E infatti lo è per chi abusa di posizioni
precostituite di potere nel sistema informativo. Ma dovrebbe essere vista come
una risorsa almeno da chi di quei privilegi non si avvantaggia troppo - o da
chi sinceramente crede che una maggiore libertà e una più diffusa coscienza
civile siano un valore, non un rischio, per la politica (se, per una volta,
possiamo intenderla come gestione della polis e non come un sistema di
privilegi e un incrocio di connivenze all'interno di un'oligarchia del
potere).
Diceva Louis de Montesquieu che la civiltà di un paese sta nell'avere
poche leggi, chiare, comprensibili e rigorosamente rispettate. Secondo questo
criterio il livello di civiltà dell'Italia è fra i più bassi del mondo -
e tende a peggiorare.
Credo che fossero oneste le intenzioni di alcuni uomini politici che avevano
denunciato questo problema e si erano dati il proposito di risolverlo. Ma il
fatto tristemente evidente è che non ci sono riusciti, per l'effetto
combinato della macchina burocratica (che bada alla difesa dei suoi privilegi e
non alla buona gestione della "cosa pubblica") e al non meno intricato
garbuglio degli intrighi politici.
Per quanto riguarda il "ddl Passigli", senza entrare nei dettagli
del delirio normativo che altri hanno già
approfondito, due fatti sono evidenti: è inutile ed è dannoso. Rispetto all'obiettivo
dichiarato (il controllo degli abusi nella registrazione dei domain internet) è
totalmente inutile Perché in buona parte non ha alcun senso
"regolare" queste materie. Perché le poche (eventuali) regole utili
sono da definire a livello internazionale, non in un solo paese. Soprattutto
perché, per la parte che serve, basta un uso intelligente di norme già
esistenti. Per i vari temi, del tutto estranei all'obiettivo dichiarato, di
cui si va a impicciare... è un capolavoro di incompetenza e una fabbrica di
complicazioni e di impicci burocratici là dove occorrerebbe, semmai una
semplificazione.
Quindi la soluzione è una sola e molto semplice. Cancellare subito e per
sempre questa sciagurata proposta dall'ordine del giorno del parlamento, del
governo e di tutte le autorità politiche, amministrative o di controllo.
Purtroppo sembra poco credibile che si arrivi a questa semplicissima
soluzione. Ma il problema è ancora più grave - e va molto a di là di ogni
singola legge o norma. Infiniti centri e nodi del potere, in concorrenza fra
loro, stanno cercando di "impadronirsi" dell'internet. È
improbabile che ci riescano, ma è purtroppo probabile che continuino ad
accumulare complicazioni, difficoltà e storture. Non possiamo illuderci che la
soluzione venga dal mondo della politica o in generale del potere. L'unica
possibilità per evitare il peggio sta nella continua sorveglianza, e in una
più energica azione di protesta, da parte di tutti coloro che hanno a cuore la
libertà della rete - o più in generale dei diritti civili e della libertà
di opinione, di espressione e di informazione.
Speriamo che nelle stanze del potere si installi qualche buona manicure. Ma
anche se un giorno avranno unghie meglio curate e meno adunche difficilmente
rinunceranno a cercare di "mettere le mani" sull'internet, con tutta
l'ignoranza, l'arroganza e la rozza malagrazia che hanno già tante volte
dimostrato. In questa come in tante altre cose... se la società civile non
impara a difendersi e ad affermare più energicamente i suoi diritti potrà
contare assai poco sull'ambigua, e spesso ipocrita, "tutela" della
politica e del potere.