La scadenza è inderogabile: il Regolamento
UE 2016/679, (General Data Protection Regulation) deve essere
applicato dal prossimo 25 maggio. Troppi titolari non sono pronti, ma in Italia
sono in grave ritardo anche le istituzioni.
Diverse ricerche indicano che molti titolari di trattamenti di dati personali
(enti pubblici, aziende, professionisti) non sono pronti ad adeguarsi alle nuove
disposizioni entro il 25 maggio. Sembra addirittura che molti non siano ancora
al corrente dei nuovi obblighi. Considerando la complessità
degli adempimenti, la situazione è grave.
Ma ancora più gravi sono i ritardi da parte delle istituzioni –
Parlamento, Governo, Garante – nell'emanazione delle disposizioni che devono
disciplinare il cambiamento.
Ci si mette anche l'Unione europea. Manca all'appello un pezzo
essenziale della normativa, il regolamento sul rispetto della vita privata e la
tutela dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche (il cosiddetto
"regolamento e-privacy"), che dovrebbe costituire il completamento del
GDPR. Era previsto che fosse applicabile dal 25 maggio 2018, insieme al
regolamento generale, ma è ancora in alto mare; da Bruxelles si apprende che
non sarà pubblicato prima dell'estate.
La causa del ritardo è chiara: l'opposizione delle lobby degli Over The Top,
che con le disposizioni previste dall'ultima bozza ufficiale (che
risale al lontano 10 gennaio 2017!) vedrebbero limitata in misura sensibile la
loro libertà di fare man bassa di dati personali e violare su larga scala, come
fanno oggi, la vita privata degli utenti.
Tutto questo si traduce in una prospettiva di grande confusione: il 25 maggio
saranno operative tutte le disposizioni del GDPR, ma per la parte delle
comunicazioni elettroniche resteranno in vigore le norme della
direttiva 2002/58/CE, fondata sulla disciplina della direttiva del 1995, attuata in Italia nel decreto legislativo 196/03, il cosiddetto
"codice privacy". Disciplina profondamente cambiata dal GDPR.
L'aggiornamento del Codice privacy è il secondo problema.
Il Parlamento è intervenuto con grande ritardo, approvando solo il 25
ottobre 2017 la delega al Governo per la revisione del testo (art. 13 della legge 25 ottobre 2017, n. 163).
Questo dovrebbe essere emanato entro il 21 maggio, appena quattro giorni prima
del 25!.
Ma... il recepimento potrebbe non essere completo. Recita infatti il comma 3:
d) prevedere, ove opportuno, il ricorso a specifici
provvedimenti attuativi e integrativi adottati dal Garante per la protezione dei
dati personali nell'ambito e per le finalità previsti dal regolamento (UE)
2016/679.
Nel frattempo, per aumentare la confusione, sono stati emanati provvedimenti
estemporanei e scoordinati, che rendono sempre più complicato il passaggio al
regime del GDPR (vedi l'articolo di Andrea Monti).
Tutto qui? No, perché entro il 9 maggio deve essere recepita la
"direttiva NIS" 2016/11482 (Misure per un livello comune elevato di
sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell'Unione), che
"interseca" il GDPR: 16 giorni per mettersi in regola, in particolare
per i fornitori di servizi di telecomunicazioni (vedi Sicurezza:
dalle misure "minime" alle misure "adeguate" di Andrea
Gelpi).
Infine c'è il Garante per la protezione dei dati personali. Ma su questo
punto lasciamo la parola a Paolo Ricchiuto, Regolamento
Europeo: ritardi e cose da fare. Subito!, che stila anche una
dettagliata To Do List (in italiano... la lista della spesa) sugli
adempimenti essenziali a carico dei titolari dei trattamenti.
Ma il quadro non è completo senza un accenno al moltiplicarsi di iniziative
di consulenza e formazione che destano non poche perplessità. Personaggi di
discutibile competenza che si autopromuovono come consulenti, formatori o
addirittura responsabili della protezione dei dati (Data Protection Officer,
DPO). Ruolo delicatissimo, che richiede competenze che non si acquistano con un
corso di poche settimane
Per non parlare di siti web che si presentano come "guide"
all'applicazione del GDPR e si aprono così: "A partire dal 25 maggior 2018
entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati e
della privacy. Questo documento andrà ad integrare l’attuale Codice della
Privacy italiano".
Peccato che: a) un testo normativo "entra in vigore il..." e non
"da" (dalla data stabilita il testo "è" in vigore); b) in
ogni caso, il GDPR è in vigore dal 24 maggio 2016; c) il Regolamento non è
"sulla protezione della privacy"; d) non è un "documento", ma un
testo normativo; e) non "andrà a integrare l'attuale codice", perché
è vero il contrario: ciò che resterà del Codice andrà a integrare il
regolamento europeo.
E non abbiamo ancora incominciato.
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