Le grandi banche di dati e i sistemi di estrazione ed
elaborazione delle informazioni che contengono sono un "bene"
indispensabile per l'economia globalizzata. Ma sono anche una minaccia per la
libertà degli individui.
Questo deve essere il punto di partenza per qualsiasi discorso sulla
protezione della vita privata delle persone. Nell'articolo della settimana
scorsa (Big Data, Big Brother. E la privacy? Big Problem...)
abbiamo visto a grandi linee i meccanismi con i quali le aziende "globali" che
raccolgono e usano i Big Data governano le informazioni che riceviamo e
influiscono sulle nostre scelte.
Sembra che non ci siano alternative. La raccolta e l'elaborazione delle
informazioni attraverso potenti sistemi di (cosiddetta) intelligenza
artificiale sono il motore dell'economia del nostro tempo. Almeno a sentire
autorevoli "addetti ai lavori".
Più informazioni si hanno, meglio si può programmare la produzione di
qualsiasi bene, materiale o immateriale, e meglio si può influenzare il mercato
affinché questi beni vengano acquistati.
Attenzione, non si tratta solo di dati personali. Molte categorie di dati
sono utili per il funzionamento del sistema: dati geografici, economici e
finanziari, politici, sociali, ambientali. Ma i dati personali sono i più
critici, perché coinvolgono la libertà degli individui.
E le difese non bastano, perché si scontrano con una serie di problemi. Fra i
quali, a una prima ricognizione, possiamo individuarne tre.
Il primo problema: le norme
Il primo problema è che non esistono norme efficaci per proteggere la sfera
riservata di ogni individuo. Non esiste una legge che - detto alla buona -
prescriva: "Chiunque si impiccia dei fatti privati di un individuo, senza averne
diritto, al fine di trarne profitto o di influenzarne le scelte, è punito
con...".
Con il monumentale regolamento europeo
N. 679 del 2016 le norme sul trattamento dei dati personali sono state
aggiornate e tengono conto dei nuovi scenari, ma considerano sempre
l'intrusione nella sfera privata come qualcosa di normale. Da regolare, ma non
da vietare tout court, in assenza di determinate condizioni.
Il secondo problema: la violazione delle norme
Dal 25 maggio 2018, quando sarà applicato il regolamento europeo, la
situazione dovrebbe migliorare. Ma le norme sulla protezione dei dati personali
ci sono da più di vent'anni e sono sistematicamente violate o eluse.
Quasi tutti i siti web espongono un'informativa sui cookie che sembra
posta a difesa dell'utente, ma di fatto tutela soprattutto il profilatore di
turno da possibili rilievi delle autorità. Se si esaminano con attenzione i
dettagli dell'informativa, si scopre che spesso le norme non sono rispettate.
Per esempio, è falsa l'informazione che i cookie siano usati "per
migliorare la tua esperienza di navigazione", quando il vero fine è la
profilazione.
Un più grave aspetto di possibile illegalità è la
"autorizzazione" alla lettura delle email, sistematicamente collegata
alle app dei dispositivi mobili, e non solo. Perché le email possono
rivelare anche dati sensibili sullo stato di salute o sugli orientamenti politici e sessuali del profilato e dei suoi
corrispondenti (che non hanno espresso alcuna autorizzazione a quel trattamento).
Delle intercettazioni sonore e visive operate all'attivazione della
telecamera e del microfono abbiamo accennato nel primo
articolo: è difficile sostenere che l'autorizzazione (non rifiutabile)
dell'utente le renda legittime.
Il terzo problema: l'ignoranza degli interessati
Il terzo problema è la diffusa non-consapevolezza delle persone sui rischi
legati all'uso passivo dei dispositivi tecnologici. Si parla spesso
dell'incoscienza dei giovani per le conseguenze che possono derivare dalla condivisione
di informazioni privatissime (che ha già prodotto eventi tragici). Ma è solo
la punta dell'iceberg: qualsiasi dato personale presente in un dispositivo
collegato in rete può essere raccolto e trattato all'insaputa dell'interessato.
Sembra che nessuno si renda conto che l'unico dato sicuro è il dato che non esiste. Quando un dato è memorizzato
in un sistema informatico, la sua riservatezza è minacciata non solo dalle incursioni
dei profilatori, ma anche degli hacker e degli insider. Le misure di sicurezza possono essere le più forti, ma
l'esperienza dimostra che non lo sono mai abbastanza.
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