L'app Immuni scelta per contrastare il contagio da Covid-19 con l'impiego
del contact tracing via Bluetooth è stata bersaglio di un fuoco
incrociato di critiche, anche violente. Il Ministero per l'innovazione è stato
costretto a pubblicare oggi un aggiornamento che riassume l'iter, le finalità e le
caratteristiche essenziali del progetto italiano.
Molti dubbi sono chiariti, ma uno resta in sospeso. Ed è il più importante
sotto l'aspetto della protezione dati personali.
Il documento ministeriale ripercorre le tappe che hanno portato alla scelta e
dell'app e rassicura su alcuni aspetti controversi: il sistema sarà gestito da
un soggetto pubblico, il software sarà a codice aperto e verificabile, l'app
non raccoglierà dati non essenziali (rubrica, geolocalizzazione...), i dati
saranno cancellati alla fine dell'emergenza o saranno usati in forma aggregata e
anonima per studi e statistiche.
Un solo punto, cruciale, non viene chiarito: non si dice se le chiavi
crittografiche saranno generate da un server centrale (approccio centralizzato)
o dal dispositivo dell'utente (approccio distribuito). La differenza è che, nel
primo caso, il soggetto pubblico (e un sempre possibile intrusore) avrebbero
l'elenco completo di coloro che hanno installato l'app e avrebbero la
possibilità di risalire alle identità degli utilizzatori; mentre nel secondo
l'anonimato sarebbe molto più forte – vedi I molti dubbi sull'app italiana per il contact tracing.
Il dubbio è giustificato dal fatto che, dalle informazioni sul sito del Consorzio PEPP-PT (al quale
fa riferimento l'app in fase di realizzazione da parte della Bending Spoons SpA), si
può dedurre che la soluzione distribuita sarebbe stata scartata a favore di
quella centralizzata.
Per il resto possiamo solo aspettare gli imminenti sviluppi. Nel frattempo
può essere interessante leggere una dichiarazione di 300 docenti universitari
esperti di crittografia e sicurezza informatica di tutto il mondo (Joint Statement on Contact Tracing), che insiste
sulla necessità di misure forti per il rispetto dell'anonimato.
Infine, su una cosa voglio essere chiaro: nonostante i miei dubbi non siano
stati fugati del tutto dall'aggiornamento ministeriale, installerò l'app appena
disponibile, perché ritengo sia un dovere civico contribuire al controllo della
pandemia. E poi, come ho scritto in altra sede, preferisco essere vivo e
controllato piuttosto che morto fuori controllo.
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