"Proposte
assurde": punti di vista
10.04.03
Sono giunti diversi messaggi di consenso per gli articoli Internet e pedofilia: ancora proposte assurde e Non si proteggono i minori creando nuovi mostri,
pubblicati sul n. 248. Ecco due interventi che partono da differenti punti di
vista, utili per inquadrare meglio le questioni sul tappeto.
Ho letto i vostri articoli relativi alla pedofilia e
ho sentito la necessità di rispondere. In merito all'argomento pedofilia, ho
riscontrato un atteggiamento tipico di un "difensore" a cui interessa
in modo particolare, la difesa degli interessi del singolo: forse, proprio in
questo la mia "forma mentis" diverge dalla vostra in quanto la mia
quotidiana abitudine al diritto sostanziale piuttosto che al diritto processuale
e la necessità di garantire un servizio quanto più garantista per le categorie
deboli mi porta a privilegiare la fase preventiva del problema piuttosto che
quella difensiva.
Ci tengo però a sottolineare che, a differenza di alcune associazioni nate a
difesa dei bambini, non condivido assolutamente le azioni che hanno come
obiettivo unico la fase repressiva.
Condivido molte delle obiezioni tecniche fatte ai progetti di legge in esame al
Parlamento, ma riterrei più appropriato, da parte di soggetti come voi, molto
attenti ai nuovi strumenti di comunicazione, un atteggiamento più di aiuto
affinché tali storture giuridiche venissero evitate, tenendo però presente la
reale gravità del problema: non sono dati delle varie associazioni, ma del
ministero, quelli che individuano in un bambino su cinque il numero di bambini
molestati in Italia, in circa 800 annui il numero dei suicidi tra gli stessi
bambini.
Spetta a noi, che vogliamo diffondere questo strumento "eccezionale"
di comunicazione, porre le basi per un suo utilizzo positivo e scevro di
pericoli (almeno per i minori). Se poi un ragazzo si getta dalla finestra alla
vista delle forze dell'ordine (premettendo che le fonti sono solo giornalistiche
e, come da voi denunciato, sull'argomento è stato posto un velo di assoluto
silenzio) non penso che sia un problema di repressione, ma tutt'al più di
"...implicazioni extragiuridiche e psicologiche..." di questo giovane
che, alla vista delle forze dell'ordine, già realizza delle conseguenze
deleterie per la sua esistenza.
Non possiamo ridurre l'attività di scaricamento di immagini pedopornografiche
all'attività di "... sprovveduti "guardoni", superficiali
curiosi e ragazzi non abbastanza maturi da valutare le conseguenze dei propri
comportamenti." Su questo argomento condivido quanto affermato dalle
"famigerate" associazioni: non possiamo definire semplicemente
sprovveduti coloro che casualmente entrano in siti pedopornografici o, comunque,
ricchi di immagini di molestie, che ancora casualmente continuano la navigazione
per periodi prolungati di tempo e che sempre più casualmente scaricano dopo la
visione le immagini per farne una macabra collezione!!! Sempre premettendo la
presunzione d'innocenza ed il principio sacrosanto della progressività della
pena (che vedo sempre relegato in un ambito di soli giuristi). (Riccardo Ciotti)
Dr. Cammarata,
ho letto gli articoli con i commenti sui fatti legati alla pedofilia via
internet e mi permetto di darle qualche suggerimento che possa rafforzare le sue
tesi. Dopo la scomparsa di Napster, avvenuta qualche anno fa, il modello dello
scambio di file commerciali fra utenti ha un nuovo campione. Si chiama winmix
(www.winmix.com). Winmix funziona un po' come Napster, credo. uno si registra
(anche con un nome falso) e può effettuare in maniera completamente gratuita
due operazioni fondamentali: - cercare e scaricare file dagli altri utenti -
mettere a disposizione il proprio archivio e consentire agli altri utenti di
accedervi e acquisire il suo materiale.
Fin qui tutto normale. Il problema come al solito non è il mezzo, ma il
contenuto e il suo sfruttamento. Ebbene dr. Cammarata, sulla rete
"parallela" di WinMix si possono si trovare le conversioni in formato
mpeg di quasi tutto ciò che è stato prodotto dalle case discografiche negli
ultimi 60 anni, ma anche filmati e fotografie. Di ogni tipo.Ho fatto qualche
ricerca e ho scaricato e visto cose che fanno accapponare la pelle.
Non ho una formazione giuridica da penalista e quindi ho difficoltà a
riconoscere le fattispecie di reati, ma qualche considerazione la posso
spendere. Intanto, si pone il problema della creazione di contenuti, che possono
essere amatoriali o promozionali di prodotti commerciali. Non essendo possibile
conoscere da dove i materiali provengano non si può neanche conoscere il
rapporto fra il materiale e l'ordinamento giuridico nazionale ed internazionale.
Poi, bisogna capire come si pone la tematica della diffusione del materiale: non
essendovi richiesta di pagamento, credo non si possa parlare di sfruttamento e
quindi quali normative sarebbero applicabili. Infine, bisognerebbe considerare
anche la riconoscibilità del materiale scambiato. Infatti non essendovi
controlli, è possibilissimo che si scarichino materiali osé anche se si è
convinti di scaricare altri tipi di contenuti.
Insomma, la tematica mi sembra molto ingarbugliata e di difficile trattamento.
Lascio a lei ulteriori riflessioni e la saluto cordialmente. (Messaggio firmato)
Si potrebbero fare molte "ulteriori riflessioni" sull'argomento e
le faremo nel prossimo futuro. L'importante è considerare, come in questi due
messaggi, anche altri aspetti di un problema che non può essere liquidato solo
con azioni repressive.
Qualche annotazione sui risvolti penalistici evocati nel secondo messaggio: la
normativa italiana è congegnata per punire la detenzione di materiale
pedo-pornografico a prescindere dalla sua provenienza (e questo è giusto) e
quindi non si pone un problema di giurisdizione. Anche il modo di produzione e
acquisizione del materiale non è rilevante, anche se è importante conoscere i
mille percorsi che può seguire. Così come il concetto di
"sfruttamento" prescinde dalla eventuale gratuità dei contenuti
offerti. Lo sfruttamento si ha nella fase in cui il materiale viene prodotto:
infatti la normativa USA non considera punibile il traffico di immagini
pedo-pornografiche "virtuali", cioè costruite al computer e non
riprese dal vivo.
Restano in ogni caso le perplessità suscitate da una normativa che non fa
distinzioni tra i veri colpevoli e le persone che cadono più o meno casualmente
nelle maglie di reti tese in forza di principi discutibili (si veda anche
l'intervento di Claudio Manganelli Quando il web sarà una
gabbia ultrasorvegliata).
(M. C.) |