Non è il nuovo millennio:
questo è l'anno zero
di Manlio Cammarata - 06.01.2000
Scusate, abbiamo scherzato.
Quello appena passato non era l'inizio del nuovo millennio, e neanche la fine di
quello precedente. Fra il 31 dicembre e il 1. gennaio, come tutti hanno potuto
constatare, l'unico evento spettacolare è stato il possibile flop informatico
globale, la paralisi del mondo governato da computer che non sanno contare fino
a cento. Si è rivelato un non-evento e si dovrà inventare qualcosa per
attirare l'attenzione sul vero inizio del terzo millennio.
Ci sono stati, però, e ci saranno ancora inconvenienti marginali, come i
bambini centenari, i morti resuscitati dal computer, e soprattutto gli
scarcerati reclusi e i reclusi a piede libero, come riportano le cronache di
questi giorni (vedi l'articolo
di Andrea Monti): ma non si era detto che
i sistemi informatici della Giustizia sono tutti nuovi di zecca?
Purtroppo nessuno ci dirà mai la verità, se la catastrofe informatica mondiale
è stata evitata per la bravura dei tecnici che hanno neutralizzato il baco o se
l'allarme era esagerato. Certamente è stato un capolavoro di
spettacolarizzazione, che sarà molto difficile replicare.
Ma lasciamo da parte lo spettacolo e guardiamo la
realtà, la realtà di questa Italia dove non si lascia neanche un corridoio
libero per i mezzi di soccorso in un assembramento, previsto e annunciato, di
centinaia di migliaia di persone. La realtà di un'Italia che quest'anno,
leggendo superficialmente alcune cifre, dovrebbe entrare nella società
dell'informazione.
Che anno è questo? Non è il primo del nuovo secolo perché, come si può
verificare con un minimo di aritmetica, il ventunesimo secolo inizierà il 1.
gennaio 2001, e con lui il terzo millennio. Ma nessuno, guardando la data, può
essere convinto che siamo ancora nel '900. La verità è nei tre zeri che
seguono il due: siamo all'anno zero.
Nei mesi scorsi si erano diffuse molte speranze.
Nel Documento di programmazione economica e finanziaria per il triennio
2000-2003 c'era scritto: "Il Governo ritiene lo sviluppo della società
dell'informazione un obiettivo fondamentale della propria azione, da perseguire
attraverso la diffusione della cultura informatica e digitale... lo sviluppo
delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione... la promozione dei
servizi, della cultura e della ricerca...". Che cosa resta di questo
proclama? Forse qualche sgravio fiscale per le aziende che fanno commercio
elettronico (dico forse perché l'interpretazione della proposta del Governo nel
collegato alla legge
finanziaria è impresa ardua); di scuro
la nomina di un "sottosegretario all'innovazione", demagogica replica
alla discutibile idea di "un
ministro per Internet" (vedi anche
alcune reazioni in InBox).
Perché discutibile? Perché un ministro per
l'internet c'è già, almeno sulla carta, ed è il Ministro delle comunicazioni.
E oltre al Ministro delle comunicazioni c'è l'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni, c'è l'intero Governo con i suoi proclami, c'è un "Comitato
dei Ministri per la Società dell'informazione" costituito ad hoc
in seno allo stesso Governo, c'è il "Forum per la società
dell'informazione" presso la Presidenza del Consiglio, che aveva promesso
per la fine dell'anno il "Piano d'azione per la società
dell'informazione" e ha finito col pubblicare una cartolina
d'auguri.
Si occupano poi attivamente dell'internet il Ministero del commercio e quello
dell'istruzione, mentre non se ne occupa quanto dovrebbe il Ministero dei beni
culturali.
In tutto questo un sottosegretario all'innovazione non si capisce bene che ruolo
possa avere, se non quella di aggiungere un'altra voce a un coro già piuttosto
affollato e stonato.
D'altra parte il Governo può continuare a
proclamare quello che vuole, e non dare seguito ai proclami se nessuno gli
chiede conto dell'inadempienza. Si legge nel sito della Presidenza
del Consiglio: "29 dicembre: Il
Presidente del Consiglio dei Ministri, nella tradizionale conferenza di fine d'anno,
ha ribadito che l'innovazione tecnologica rappresenta uno degli obiettivi
prioritari del Governo. Nessuna domanda è stata formulata dai giornalisti sulle
tematiche di Internet e della Società dell'Informazione".
Già, i giornalisti. Fino a qualche tempo fa per loro l'internet era solo un
covo di pirati informatici e di pedofili; ora queste notizie cedono il passo
all'idea, ripetuta fino all'ossessione, dell'internet come luogo del commercio
elettronico. Non c'è dubbio che l'economia del web può costituire un
formidabile fattore di sviluppo, ma descrivere l'internet solo come un grande
mercato significa annullarne tutti gli altri aspetti positivi, che non sono
pochi né marginali.
L'idea della rete globale come infrastruttura
dell'informazione è scomparsa dai programmi di molti governi, non solo del
nostro. Ora l'obiettivo è la rete come infrastruttura per il passaggio dei
soldi. Si punta a sviluppare solo il commercio elettronico. Non è un caso che
il Governo degli Stati Uniti abbia affidato la cosiddetta
"internazionalizzazione" dell'internet al Department of Commerce,
o che nella legge finanziaria per il 2000 proposta dal Governo italiano, di
tanti buoni propositi siano rimasti solo gli incentivi - peraltro poco
allettanti - per le aziende che si aprono al commercio telematico.
Che fine hanno fatto tutti i bei discorsi sulla democrazia elettronica, sulla
società della partecipazione, sulla "cittadinanza globale"? Non glie
ne importa più nulla a nessuno: le reti e i servizi di telecomunicazioni devono
servire prima di tutto a vendere beni e servizi su scala mondiale.
Il Forum della Presidenza del Consiglio aveva
esordito con una serie di spunti azzeccati (vedi Contenuti,
incentivi, servizio universale... Speriamo che sia vero).
Un documento di sintesi, che magari desse conto anche di posizioni divergenti,
avrebbe potuto essere stilato subito dopo la conferenza del 1. luglio. Ora una
parte non trascurabile delle osservazioni fatte allora è superata e il promesso
"piano d'azione" rischia di diventare l'elenco delle occasioni
perdute.
Governare lo sviluppo della società dell'informazione è una lotta contro il
tempo. Un solo esempio: la donazione alle scuole dei computer sostiuiti dalle
aziende, proposta nella conferenza estiva, è diventata realtà molto prima che
il Governo si muovesse in questa direzione. Mentre altre proposte, come quelle
di incentivare i contenuti, sono finite nel nulla.
Il Parlamento deve ora esaminare il
"collegato". Si dovrebbe trovare il modo di inserire almeno un piccolo
segnale di interesse, un'innovazione che costerebbe poche lire: la pubblicazione
sull'internet giorno per giorno, a disposizione di tutti i cittadini, della
Gazzetta ufficiale.
Fino a quando non sarà stato fatto almeno questo
piccolo passo, in Italia saremo sempre all'anno zero della società
dell'informazione.
|