Net economy atto secondo - Tecnologie, sviluppo e innovazione
Convegno di apertura SMAU 2001
Il Forum: la Rete italiana risponde e domanda - pag. 2
Aggiornamento 18.10.01
10. Roberto Scano - Coordinatore Italiano IWA
4) Investire in formazione: quali i passi concreti per superare lo skill
shortage che tanto sta danneggiando le nostre imprese?
Al fine di superare lo skill shortage, causato anche dalla poca conoscenza
delle imprese riguardo alle singole professionalità del web, è necessario che
anche il mercato italiano si uniformi al mercato internazionale, con formazione
standard e qualificata sia dei giovani che si avvicinano al mondo del lavoro,
sia riqualificando i professionisti autodidatti.
Questi standard sono necessari in quanto oggi esiste molta confusione nella
certificazione dei professionisti del web. La varietà delle certificazioni
internet attualmente disponibili è smisurata, lasciando molti professionisti
del web e dipendenti di aziende che lavorano nel web con il dubbio su quale
certificazione scegliere e cosa significano tali certificazioni.
Tali professionisti certificati stanno cercando sbocco nei mercati
"nascenti" di internet, ed i nostri giovani si troveranno in
svantaggio, in quanto i loro titoli sono limitati al riconoscimento delle loro
certificazioni localmente, al massimo a livello di territorio italiano.
In un periodo di e-working, il professionista italiano deve essere
identificabile da potenziale clientela oltre-alpe, e solo titoli
internazionalmente riconosciuti, oltre la pratica professionale, possono essere
d'aiuto nel mondo della web economy.
Le associazioni professionali giocano un ruolo importante nelle
certificazioni delle attività commerciali. A questo riguardo l'IWA,
l'associazione di cui sono coordinatore Italiano, ha eliminato questa confusione
stabilendo uno standard universale di certificazione: Certified Web Professional,
uno standard riconosciuto con il supporto del maggior network di formazione
indipendente a livello mondiale (ProsoftTraining.com) e con il pieno supporto
della maggiore associazione di professionisti del web a livello mondiale.
Compito di IWA Italia, si di cui sono Presidente, è diffondere tali standard
internazionali nel nostro paese.
Roberto Scano - Presidente Associazione IWA ITALIA - Coordinatore
Italiano IWA - www.iwanet.org www.iwa-italy.org
9. Michele Di Pisa - direttore inter.net
- Il vero problema è: c'è una crisi della Nuova Economia o non sarebbe
meglio parlare soltanto di una crisi della speculazione orchestrata attorno ad
essa?
La nuova economia si fonda su due fattori epocali concomitanti: la
rivoluzione nel sistema di comunicazione e di gestione delle imprese scatenata
da internet e quella appena partita della genomica. Entrambi i fattori sono
irreversibili, per cui è difficile parlare di una loro crisi.
Il problema vero è legato alle borse e agli investitori che dapprima hanno
semplicemente scommesso su queste rivoluzioni, poi si sono lasciati prendere la
mano dalle anomalie delle quotazioni causate dall'eccessiva domanda rispetto ad
un'offerta per forza di cose limitata di titoli, infine hanno deciso di
cavalcare tale tendenza dando luogo ad una delle più grandi speculazioni
collettive degli ultimi tempi. Tale speculazione ha contribuito a far nascere le
più improbabili .com (più veloci da creare di un laboratorio di ricerca
genomica) e pretendere di farle diventare grandi e profittevoli oltre ogni
fisiologica attesa.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Al contrario le aziende non gonfiate da propositi speculativi stanno
lentamente e fisiologicamente crescendo. Alcune sono già in area di utile.
Altre lo saranno presto.
- Le cifre sul ritardo italiano parlano chiaro e non hanno bisogno di
commenti. Il problema è culturale oltre che strutturale. Per comprenderlo
meglio, oltre alle percentuali (basse) di penetrazione dei pc nelle famiglie,
nelle scuole, negli enti e nelle imprese, può essere illuminante osservare
alcuni dati meno noti sulle vendite delle riviste di informatica nelle edicole
italiane. Nei primi cinque mesi del 2001, a fronte di un generalizzato calo
delle vendite dei periodici (-3,5% sul corrispondente periodo precedente), le
riviste di informatica hanno subito un crollo del 20,8%, mentre il sotto settore
delle pubblicazioni dedicate a internet hanno registrato addirittura un - 52,8%.
E' particolarmente significativo il concomitante incremento del +98,2% delle
riviste di bellezza . per uomini.
- Per una piccola impresa l'ingresso nella Nuova Economia non è un problema
di investimenti. Esistono parecchi siti (come vendomeglio.it, promosso dalla mia
rivista) dove è possibile avere gratuitamente un sito a proprio nome e tutti
gli strumenti software sempre gratuiti e pronti all'uso. La maggior parte degli
interessati, però, non ne profitta perché non ha quelle conoscenze minime
necessarie per produrre le immagini dei prodotti da mettere sul sito o per
preparare le descrizioni adeguate per presentarli.
Sbagliano quindi quegli enti (ministeri compresi) che concedono finanziamenti
per l'apertura di siti e-commerce, mentre sarebbe più opportuno diffondere
queste nozioni di base, oppure reclutare tra i giovani studenti dei gruppi di
intervento, dei vari e propri "angeli della rete" che vadano in giro a
spiegare come si fa e dare una mano per le prime operazioni.
- In Italia abbiamo troppi dottori in legge (col rischio che l'eccessivo
numero di avvocati diventi, come già negli Usa, una versa jattura nazionale) e
pochi laureati in materie informatiche. Paradossalmente, l'iscrizione alle
facoltà giurisprudenza è libera, mentre per le lauree ingegneristiche esiste
il numero chiuso (e, quando questo non esiste le università si sono organizzate
in modo da effettuare una veloce riduzione degli iscritti rendendo
particolarmente severi e selettivi i primi esami dei corsi). Non sarebbe più
logico introdurre il numero chiuso in giurisprudenza (e facoltà analoghe), e
incentivare invece l'iscrizione e la permanenza nelle discipline dove siamo
deficitari?
Per quanto concerne il sistema scolastico in genere, con le ultime
finanziarie lo stato ha stanziato cifre significative per l'informatizzazione
del sistema scolastico. Molte scuole hanno profittato di queste risorse e si
stanno dotando di attrezzature informatiche; raramente, però, assieme
all'hardware viene anche acquistato il software didattico da fare girare su
questi computer, che in tal modo rischiano di rimanere del tutto inutilizzati.
Per evitare tale rischio concreto, occorrerebbe obbligare le scuole ad investire
una data percentuale dei finanziamenti ricevuti per l'acquisto di software
didattici e per i corsi di aggiornamento del personale insegnante.
- Sull'analisi dei problemi italiani si versano continuamente fiumi di
inchiostro. Preferisco avanzare subito delle proposte.
- sul piano strutturale modificare il meccanismo di applicazione dell'Irap
(non è necessario abolirla) in modo da non penalizzare le aziende nascenti,
solitamente in perdita durante i primi anni di vita e spesso ad alta densità di
lavoro;
- sospendere per alcuni anni l'iva sulle vendite online, analogamente a quanto
hanno deciso di fare gli Usa fino al 2006. In un paese dove a volte si fanno
chilometri per acquistare un prodotto con lo sconto, i risultati sarebbero
immediati e contribuirebbero efficacemente a modificare i comportamenti di
acquisto;
- portare "ufficialmente" l'iva sul software al 4%. Attualmente,
infatti, è come se esistessero due diversi regimi: alcune grandi aziende
applicano il 20%; altre, considerando il programma sul cd una specie di allegato
al manuale cartaceo, applicano l'iva dei libri, ossia il 4%. Oltre ad essere
rischiosa per alcuni manager, questa pratica è chiaramente discriminatoria per
le aziende più lige. L'estensione al software del regime librario avrebbe
l'effetto di eliminare tale disparità e di ridurre il prezzo finale del
software per i privati (per le aziende sarebbe ininfluente), assorbendo quello
che è il maggior costo di produzione del software in Italia a per via della
localizzazione e della minore ampiezza del mercato rispetto agli Usa e ad altri
paesi europei.
- Abolire la recente norma di legge sul bollino SIAE sul software che, per
quanto opportunamente ma ambiguamente corretto dal regolamento di attuazione che
ne prevede la facoltatività, rappresenta sempre un inutile intralcio
burocratico e attribuisce alla SIAE un rischioso e arbitrario potere di
rallentamento dell'immissione del software nel mercato.
- Per quanto concerne la ricerca, invece, lo stato dovrebbe farsi carico di
contribuire finanziariamente allo sviluppo di prodotti e processi innovativi
stanziando appositi fondi per le piccole imprese, ma controllando poi che almeno
una parte dei prodotti così sviluppati arrivino veramente sul mercato. Accedere
a questi fondi oggi, per la maggior parte delle PMI è aleatorio come giocare al
lotto.
Michele Di Pisa - direttore inter.net - www.interpuntonet.it
8. Francesco Brugaletta - Magistrato e Direttore di
"Diritto & Diritti"
Quali sono attualmente nel nostro paese gli ostacoli maggiori sul piano
fiscale, legale e burocratico, allo sviluppo della Nuova economia? In che modo
tali ostacoli potrebbero essere rimossi?
A mio avviso il problema è di guardare le cose con la giusta mentalità.
Internet cammina come un treno a patto di trovare le condizioni ottimali per
il suo sviluppo.
Le condizioni ottimali sono la banda larga e la assenza di ostacoli
burocratici che si possono annidare nel mondo legale e/o fiscale.
Percio' (mi riferisco alla realta' Italiana) sotto il primo punto di vista
bisogna procedere con grande convinzione alla realizzazione di sistemi (uno
o piu', purchè si facciano) di Internet veloce diffuso in ogni parte del
territorio e della popolazione.
Dall'altro punto di vista bisogna far si' che la grande parte delle attività
della nostra societa' si spostino nel cyberspazio dove con grande facilità si
raggiunge l'efficienza e l'efficacia.
Questo vale innanzitutto per TUTTA la pubblica amministrazione e
per TUTTA l'attivita' informativa e comunicativa degli enti pubblici fra
loro e con il cittadino; VALE anche per tutte le leggi dello stato che devono
essere TUTTE ONLINE gratis e in testo vigente ; vale, ancora,
per ogni sorta di atto pubblico , cioe' sentenze , regolamenti, atti
amministrativi etc. che sono realmente conoscibili oggi solo attraverso la rete
Internet.
Allora qual è lo scenario che bisogna creare per superare l'arretratezza
in cui ci troviamo.
BANDA LARGA dappertutto in Italia (soprattutto nelle aree piu' emarginate)
e uso della RETE per convogliare la maggior parte dei servizi delle imprese
pubbliche e private.
FACILITAZIONI per l'uso e l'acquisto dei computers da parte della
cittadinanza (la parola d'ordine: UN PC A TESTA).
CREAZIONE di punti Internet in ogni posto pubblico (biblioteche etc.) e/o
privato aperto al pubblico (Bar, edicole etc.).
CAMPAGNE in tutti gli strati della popolazione (a partire della Scuola) per l'acquisizione
obbligatoria del linguaggio del PC e dell'inglese.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE integralmente, coerentemente e omogeneamente ON-LINE
con tutte le sue comunicazioni verso il cittadino e viceversa.
GIUSTIZIA globalmente ON-LINE in modo da raggiungere finalmente la velocità
e l'efficienza grazie all'uso dei byte.
LEGGI (e tutte le altre norme giuridiche) totalmente ON-LINE in TESTO
VIGENTE.
Infine una raccomandazione, su Internet tutto si svolge in tempo reale; le
politiche vincenti che vogliono avere per oggetto internet , non possono essere
tirate alle lunghe )))))
Francesco Brugaletta - Magistrato e Direttore di "Diritto &
Diritti", www.diritto.it
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