"Proposte per una riforma del diritto d'autore": è il titolo del documento
che il "Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore" ha
consegnato al ministro per i beni e le attività culturali Francesco Rutelli
alla fine del 2007.
Proposte che si aggiungono a tante altre nel cantiere sempre aperto della
legge sul diritto d'autore (LDA, per gli addetti ai lavori), la 633 del lontano
1941. Decine di progetti di legge giacciono in Parlamento e ogni tanto ne passa
qualcuno, non sempre azzeccato e in ogni caso non inserito in un progetto
organico di riforma (vedi Una norma
"degradata" nella forma e nella sostanza) il
dibattito sul Web è sempre vivo e il nuovo documento potrebbe indicare qualche
soluzione per i tanti problemi aperti. Ad esempio, per le copie personali, per
le violazioni di minore gravità, per i cosiddetti "usi liberi". Ma il
raggiungimento di questi fondamentali obiettivi sembra ancora lontano, come
vedremo tra poco.
Le proposte del Comitato consultivo hanno alle spalle una storia difficile:
un primo testo (denominato, opportunamente "Codice del diritto
d'autore" e noto come Bozza Corasaniti) era
stato elaborato dal Comitato nel 2005, ma aveva suscitato la piccata
reazione del professor Mauro Masi, allora presidente del concorrente "Comitato per la tutela della proprietà
intellettuale" presso la Presidenza del consiglio dei ministri, ex-commissario straordinario della
SIAE ed estensore della repressiva legge 248 del 2000. Il lavoro della
Commissione presieduta da Corasaniti era stato bloccato (vedi Timide e insufficienti proposte contro i
padroni delle idee di Andrea Monti, Bloccate le audizioni per la riforma della
legge sul diritto d'autore di ALCEI, Forte preoccupazione per lo stop alla riforma sul diritto d'autore
di AIIP e La "bozza Corasaniti" è solo un piccolo passo).
Ora il Comitato consultivo dei Beni culturali, su incarico del Ministro
Rutelli, ha formulato e presentato , in pompa magna, un nuovo documento.
Che però non sembra costituire un vero passo avanti rispetto alla bozza del
2005: allora era stato redatto un testo organico, discutibile finché si vuole,
ma comunque frutto di una visione complessiva delle questioni in gioco; oggi
siamo di fronte a una lunga serie di proposte emendative di singoli articoli
della vetusta e troppe volte rattoppata legge 633 del 1941.
Nel documento del Comitato di proposte ce ne sono di tutti i colori. Anzi, di quattro colori,
compreso un giallo e un verdino di faticosa lettura, perché il Comitato ha
scelto di mettere tutte insieme le proposte di emendamenti, distinguendone la
fonte attraverso il colore. Quindi la visione d'insieme di come dovrebbe essere
il diritto d'autore nell'era dell'internet emerge con molta difficoltà,
anche se è riconoscibile la tendenza comune a superare gli eccessi
protezionistici della legislazione attuale.
Tuttavia il nuovo documento non deve essere sottovalutato. Ha il merito di
rivelare le diverse visioni della normativa sul diritto d'autore e quindi mostra con chiarezza le difficoltà che si oppongono a
una efficace riforma del sistema.
Più significativi delle proposte di modifica sono due scritti introduttivi:
il primo è la presentazione del documento, firmata dal professor Gustavo
Ghidini e dall'avvocato Cavani. In essa sono affrontati i problemi di
fondo di una riforma del diritto d'autore, prima di tutto alla luce dei
"piani di rilevanza costituzionale", che comprendono i rapporti tra
legislazione nazionale e comunitaria. Quindi si richiamano i principi fondanti
del diritto d'autore, che deve bilanciare gli interessi degli autori con quelli
più generali del progresso delle scienze e delle arti.
La relazione Ghidini-Cavani tocca gli aspetti più importanti del diritto
d'autore, soffermandosi fra l'altro sulla questione dei divieti di elusione
delle misure tecnologiche di protezione, che "dovrebbero essere limitati a
quelle che impediscano la riproduzione e la ritrasmissione su scala multipla e
non il mero accesso conoscitivo (e la conservazione di una copia per
consultazione personale)".
Di segno opposto il secondo intervento, firmato da Enzo Mazza, presidente
della Federazione Industria Musicale Italiana. Per Mazza il problema di fondo
continua a essere quello della pirateria, con la necessità di accentuare le
azioni repressive. Per il resto la normativa, così com'è, va bene e non
richiede particolari aggiustamenti. L'intervento del presidente della FIMI appare come una relazione di minoranza, ma in realtà
è una relazione "di retroguardia" e rivela come sia proprio la
visione conservatrice dell'industria che frena i tentativi di scrivere leggi
più equilibrate e capaci di rispondere alle sfide del cambiamento.
Rimandiamo a una lettura più meditata l'analisi delle proposte di
emendamenti più significative (in particolare, quelle che riguardano il diritto
alla copia privata, le misure tecnologiche di protezione, l'obbligo di
depositare anche il "sorgente" del software per il quale si chiede al
protezione, l'apertura al reverse engineering,la creazione di un registro
dei format eccetera).
A prima vista si nota anche qualche stonatura, come la proposta di una tassa
sulla carta "idonea per uso di fotocopia, xerocopia o analogo sistema di
riproduzione" (art. 68, c. 5). Idea bislacca, nel momento in cui da più
parti si propone l'abolizione della "Levy" sui supporti e le
apparecchiature di registrazione.
Manca poi una presa di posizione chiara sul
contestato monopolio della SIAE e dell'IMAIE nella gestione dei diritti (si
parla solo, vagamente, di "altre società di gestione
collettiva"), mentre al Senato giace il disegno
di legge S610, firmato da Franco Asciutti che propone l'abolizione del
monopolio,
A questo proposito va segnalata l'approvazione definitiva, il 21 dicembre,
del DDL S1861, che trasforma la SIAE da ente di
diritto pubblico in ente pubblico economico e introduce, in forma discutibile, "la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a
titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso
didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di
lucro" (vedi Una norma "degradata" nella
forma e nella sostanza).
Dello stesso segno, ma in forma più corretta e ampia, la proposta
di legge C2413, firmata da Paola Balducci, che prevede anche eccezioni
a favore dei disabili e il diritto, per l'utente legittimo del software,
"di ottenere senza ulteriori spese, gli aggiornamenti indispensabili al
corretto funzionamento del programma informatico" e anche "le
informazioni tecniche necessarie a garantire la sicurezza dei dati personali
ovvero dei documenti informatici lecitamente elaborati, nonché di ottenere
tutte le informazioni occorrenti per convertire agevolmente i dati elaborati in
modo da salvaguardare il risultato delle proprie autonome elaborazioni creative"
(il diritto agli aggiornamenti è anche tra gli emendamenti presentati dalla
Commissione consultiva).
Dunque i cantieri per la revisione della normativa sul diritto d'autore sono
in piena attività. Ma si lavora in maniera non coordinata, in ordine sparso. E'
necessario uno sforzo comune per giungere a una legge nuova, non per aggiungere
toppe su toppe a un testo troppo vecchio e già troppo rattoppato. Insomma un
"testo unico" o "codice", anche per non veder comparire ancora, sia pure "sterilizzate",
espressioni come "decreto reale" o "ministero della cultura
popolare"...
Si deve passare dalle proposte in libertà a un progetto organico. Il documento del
Comitato consultivo può essere un punto di partenza, ma il punto di arrivo è
ancora lontano.
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