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Adesso basta. L'Italia dica un secco "no"

di Manlio Cammarata 20.12.04

Questa è una battaglia che non si può perdere. L'approvazione della Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici", comunemente detta "sulla brevettabilità del software" è la linea del Piave sulla quale l'Europa gioca la sua indipendenza dall'industria americana. Non sono in gioco solo lo sviluppo dell'industria europea, ma anche tutta la cultura, le idee, l'inventiva che si accompagnano alla diffusione dei programmi informatici. E sono in gioco i principi stessi della proprietà intellettuale e dei trattati internazionali che ne hanno disegnato, da decenni, i confini (vedi I brevetti software e il buon governo di Nicola Walter Palmieri).

La situazione è critica, ma non disperata, come si può leggere nell'articolo Ci sono ancora possibilità di fermare la proposta di Florian Mueller, anche se l'iter del provvedimento sembra segnato. La prima linea di difesa è appunto la riunione del Consiglio dei ministri competenti in materia di caccia e pesca (sic!) che si terrà domani e dopodomani a Bruxelles. L'approvazione, come scrive Mueller, dovrebbe avvenire "se non vi saranno opposizioni quando il presidente della seduta ne farà menzione. Si tratta di unanimità passiva, o unanime passività". Insomma, un mero passaggio burocratico: il presidente legge un elenco col tono di chi deve sbrigare in fretta una noiosa e insignificante incombenza, i partecipanti alla riunione non vedono l'ora che finisca...

No. Non deve andare così. Non si faccia passare la "posizione comune" dicendo poi che in Parlamento si vedrà, si discuterà... il testo potrà essere migliorato... 
Al subdolo tentativo di mettere i ministri di fronte al fatto compiuto, ignorando la decisione del Parlamento, si deve rispondere con un "no" carico di indignazione.

Il solo fatto che si tenti di far passare sottobanco, in fretta e furia, un provvedimento di tale importanza, la dice lunga sulla coscienza sporca di chi sostiene la tesi della "brevettabilità del software". Alcuni si sono espressi contro, altri hanno detto che occorre una riflessione più attenta. Esattamente il contrario di quello che si cerca di ottenere con il colpo di mano del COREPER: evitare gli approfondimenti e le discussioni che porterebbero a una profonda riscrittura, se non alla bocciatura del testo. Di fatto la "posizione comune" non esiste, al di là dei sofismi della burocrazia.
I ministri e i parlamentari europei devono ascoltare quello che dicono gli esperti indipendenti, gli elettori, i rappresentanti dei settori produttivi degli Stati membri. Devono resistere alle pressioni dei lobbyst che si aggirano, arroganti o melliflui a seconda dei casi, nei corridoi dei palazzi comunitari (lobby, ricordiamolo, significa appunto "corridoio").

Il nostro Ministro per l'innovazione e le tecnologie ha espresso con molta chiarezza, in Italia, la sua contrarietà alla proposta di direttiva (vedi, fra l'altro, il comunicato il comunicato del 20 maggio). In Europa, chissà perché, si è astenuto. Ma non si può andare avanti con i colpi alternati al cerchio e alla botte, è il momento di prendere una posizione chiara e coerente.
Stanca informi della situazione i suoi colleghi che a Bruxelles saranno chiamati a "non disapprovare" la posizione comune, in modo che non si lascino ingannare dall'apparente normalità della procedura. Di fronte a problemi di questa importanza non ci si può distrarre.
Non è più il tempo dei distinguo e dei vedremo, dei "se" e dei "ma": E' il tempo del "no".

 

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