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InterLex - RIVISTA DI DIRITTO TECNOLOLOGIA INFORMAZIONE

 

Contact tracing? «Allora lascio a casa il telefonino»

Privacy e sicurezza - Manlio Cammarata - 14 aprile 2020

La notizia: Google e Apple collaborano per creare una soluzione di "tracciamento dei contatti", strumento indispensabile per contenere la pandemia del Coronavirus. Il sistema sarà pronto in un paio di settimane e potrà essere installato, identico, nei cellulari delle due società che controllano tutto il mercato.
Vengono i brividi al pensiero di una specie di "arma definitiva" per la sorveglianza di massa, a disposizione degli Stati e dei signori dei Big Data. Ma le due aziende assicurano che garantirà l'anonimato, con procedure verificabili.

Per capire la portata del progetto, è necessario ricordare lo scenario generale, che si può riassumere con qualche numero: fino a oggi, le vittime del Covid-19 sono più di 20.000, solo in Italia (e solo quelle censite). Ventimila morti e non è finita. Nel mondo sono già quasi due milioni di casi e in molte aree la diffusione del virus è appena all'inizio.
Solo per fare un confronto: l'11 settembre 2001 a New York ci furono circa 3.000 vittime; oggi la città ne conta già 10.000.

Se la fredda neutralità dei numeri non basta, soccorrono le immagini. Quelle della Lombardia, con le colonne di camion militari che trasportano le salme ai forni crematori; quelle delle fosse comuni a New York; quelle delle strade vuote, con le pattuglie che controllano le poche macchine che passano. O, ancora, un Papa triste che celebra i riti pasquali in un'immensa piazza deserta, metafisica, con sullo sfondo i lampeggianti blu a ricordare un'emergenza che, solo poche settimane prima, nessuno poteva immaginare.

In tutto questo gli scienziati avvertono che il contagio può essere contenuto se si limitano gli spostamenti delle persone e se si può ricostruire con chi un soggetto contaminato ha avuto contatti ravvicinati nei giorni precedenti.
Ecco il lockdown che ci costringe tutti a casa, mentre elicotteri e droni volteggiano sulle nostre teste appena mettiamo il naso fuori. Ed ecco le app che controllano i nostri movimenti e ricostruiscono i nostri contatti, perché tutti abbiamo almeno un telefono cellulare.

Questa situazione di emergenza può avere sviluppi terribili, come scrive il filosofo sudcoreano Byung–Chul Han in un lungo articolo pubblicato in Italia su Avvenire "La società del virus tra Stato di polizia e isteria della sopravvivenza". Da leggere assolutamente, insieme a "Il mondo dopo il virus" del filosofo e storico israeliano Yuval Noah Harari, sul Financial Times il 20 marzo scorso (tradotto in italiano su Internazionale). 

Per completare il quadro si deve aggiungere la coscienza ormai diffusa della violazione sistematica, di massa, della nostra vita privata da parte dei signori dei Big Data, attraverso i furbofoni e gli altri dispositivi tecnologici di cui non possiamo più fare a meno (e in barba all'inutile baraccone di norme e autorità varie che dovrebbero difendere la cosiddetta privacy). Finalmente se ne accorge un numero crescente di persone.

In questo scenario arriva Google, senza dubbio il soggetto che più di ogni altro controlla le nostre vite, con Apple, l'unico suo concorrente nel campo dei furbofoni. Insieme annunciano – e descrivono con molti dettagli – la soluzione "definitiva" per il contact tracing, soluzione che deve assicurare anche la riservatezza dei dati.

Il meccanismo sembra chiaro e affidabile, come spiega Andrea Gelpi (vedi Android e iOS, quali garanzie per l'anti-Covid-19?). Ma diverse persone con le quali ho parlato in questi giorni non vogliono sentire ragioni. «Io non lo accetterò mai», dice qualcuno. «Se sarà obbligatorio, lascerò a casa il telefonino», aggiunge qualcun altro.
E' l'effetto perverso, ma comprensibile, su chi non ne può più di essere spiato e tracciato in ogni istante, a casa e fuori, da migliaia di dispositivi "intelligenti" che limitano la sua libertà.

Però qui il punto fondamentale è un altro. È, letteralmente, una questione di vita o di morte. Perché essere avvertito tempestivamente di avere avuto un contatto a rischio, e quindi sottoporsi per tempo al "tampone", significa poter essere curato prima che l'infezione produca effetti letali, oltre che evitare di contagiare altre persone.

Sembra chiaro, comunque, che l'attivazione del sistema non sarà obbligatoria (e questo ne diminuirà l'efficacia), Ma il vero problema è che l'arma di sorveglianza di massa "definitiva" potrebbe restare sui nostri apparecchi ed essere usata anche per altre, meno nobili funzioni.

E allora? Allora è necessario ripensare e riscrivere le norme (leggi: GDPR e collegati) che stanno dimostrando di essere del tutto inefficaci. E' necessario passare dalla visione formalistica e burocratica a suon di "base giuridica", "valutazioni di impatto", "informativa breve" e via elencando, a un sistema di controlli sostanziali. Non è facile, ma è l'unica strada da percorrere affinché gli Stati e i big delle tecnologie non si impadroniscano definitivamente delle nostre vite.

Vedi anche COVID-19, il furbofono può aiutare ad arginare il virus e Covid-19, salute pubblica, contact tracing e GDPR

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