Le Commissioni speciali del Senato e della Camera hanno espresso i
pareri sullo schema di adeguamento della normativa nazionale al Regolamento
europeo. Alla fine propongono un rinvio per le sanzioni da parte del Garante.
Ma...
Un'analisi dei pareri delle Commissioni speciali sullo schema di
decreto legislativo per l'adeguamento della normativa nazionale al GDPR è
compito arduo e, tutto sommato, abbastanza inutile: il Governo potrebbe
approvare il testo definitivo ben prima della scadenza del 21 agosto. Allora ci
sarà molto da fare, oltre che da discutere.
A parte i dubbi sulla legittimità della proroga (vedi Armonizzazione: il fantasma della delega prorogata
di Paolo Ricchiuto), un punto attira subito l'attenzione. E' l'ultimo, sia
nel testo
del Senato sia in quello della
Camera, e prevede che il Garante attui una sospensione "in ogni caso
non inferiore a otto mesi" per le sanzioni alle imprese, "ma disponga
ammonimenti o prescrizioni di adeguamento alla nuova disciplina".
E' subito chiaro che una norma di legge di questo tenore è impensabile,
perché in assoluto contrasto con il GDPR, che non prevede alcun rinvio, neanche
parziale, per la piena applicabilità alla scadenza del 25 maggio (scorso!).
Questo aspetto non sfugge alle Commissioni parlamentari, che infatti
suggeriscono con prudenza "si valuti la possibilità che il Garante, in una
fase transitoria..."
"Fase transitoria"? Dall'entrata in vigore del Regolamento ci sono
stati due anni di "Fase transitoria". Tanto che lo stesso GDPR per gli
Stati membri prevede la scadenza "al più tardi entro 25
maggio 2018" per la comunicazione delle disposizioni di legge adottate per
l'armonizzazione delle norme sull'Autorità di controllo (art. 51) e per le
sanzioni amministrative e pecuniarie (art. 83).
Ora il problema non è se il Garante abbia il potere di dichiarare un rinvio
delle sanzioni (e per di più di tale durata!) o se questo non rientri nei suoi
compiti, come stabiliti dal Regolamento.
Il problema è se un eventuale rinvio non finisca col comportare,
di fatto, un ulteriore ritardo nell'adeguamento di molte imprese al GDPR.
Si sa che in Italia le sanzioni, purché certe ed effettive, sono l'unico
strumento per "costringere" chiunque all'osservanza delle norme. La
prospettiva di un rinvio dell'applicazione delle sanzioni sarebbe un'ottima
scusa per rimandare ancora la completa applicazione del Regolamento UE di
quasi un anno, considerando che il termine previsto dovrebbe avere effetto a partire
dall'entrata in vigore dell'emanando decreto legislativo.
Sarebbe opportuno che il Garante, sempre prodigo di dichiarazioni, rendesse
nota la sua posizione sull'argomento nel più breve tempo possibile. In questa
fase è necessario limitare ogni incertezza sui modi e sui tempi degli
adempimenti. Nei limiti del possibile, naturalmente, perché diverse questioni
sono destinate a restare ancora a lungo in sospeso.
Si pensi solo alle informative web, quelle già adeguate al GDPR, che
potrebbero (o dovranno) essere ancora modificate dopo l'approvazione del
Regolamento sui trattamenti nelle comunicazioni elettroniche, il
regolamento "ePrivacy, che si voleva applicabile insieme al Regolamento
generale. Qualcuno arriva a ipotizzare che sia destinato a un sostanziale
naufragio, per l'opposizione durissima degli Over The Top, i cui affari dal
traffico dei Big Data subirebbero un brutto colpo (...brutto dal loro punto di
vista) con le norme della prima proposta.
Il 4 maggio scorso è stata presentata una proposta emendata. Ne
riparleremo presto.
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