Gli anniversari non solo solo celebrazioni o ricordi. Sono - o dovrebbero essere
- momenti di riflessione e di confronto tra la situazione di oggi e il passato.
Per capire se qualcosa è cambiato in meglio o in peggio, se le speranze o i
timori si sono realizzati. Se sono stati commessi errori, se si sarebbe potuto
fare qualcosa di più.
Per questo in gennaio, con 1994-2004: dieci anni di società
dell'informazione, ho voluto richiamare alla memoria l'atmosfera di un
periodo fecondo di idee e di aspettative. La scelta della data era abbastanza
arbitraria, mentre oggi c'è un riferimento preciso: il 12 maggio 1994
esplodeva, inaspettata, un'azione di polizia giudiziaria su scala nazionale a
carico di Fidonet, la rete di BBS allora più usata dagli appassionati italiani
di telematica.
Fidonet? BBS? Immagino qualche perplessità nei lettori più giovani (telematicamente
parlando, s'intende): quelli che l'internet l'hanno conosciuta sotto il vestito
del world wide web, regalata o quasi, e non riescono a immaginare un mondo
notturno di appassionati che si collegano a ore prestabilite per passare i
messaggi da un "nodo" all'altro...
La cronaca di quei giorni è in un articolo scritto quasi a caldo Il minor danno possibile con
la maggiore utilità? I commenti, con lo spirito di oggi, li lascio a
Daniele Coliva (Quando sequestrarono i tappetini dei mouse), Giancarlo
Livraghi (1994, 2004. "1984": la storia
continua) e Andrea Monti (La lezione dell'Italian Crackdown). Non a
caso, perché l'inizio della collaborazione e dell'amicizia con Daniele,
Giancarlo e Andrea risale proprio a quei giorni: è con l'Italian Crackdown
che sono nati i discorsi e i progetti che hanno portato, un anno dopo, al Forum
multimediale "La società dell'informazione" e quindi a questa
rivista.
Discorsi, progetti, discussioni. E' naturale chiedersi se avevamo capito
quello che stava accadendo, se noi - o altri - non abbiamo commesso qualche
serio errore di valutazione. Mi viene in mente la risposta che uno dei maggiori
esperti italiani della materia diede a una mia domanda, proprio in quel periodo:
quando avremo un word wide web italiano, con l'interfaccia Mosaic?
"Mai - fu la risposta decisa - perché il protocollo
è assolutamente insicuro e occorre troppa banda: se non hai un modem a 14.4 kb/s
non puoi fare nulla".
Errori di previsione li abbiamo fatti in tanti. Per esempio, il 24 febbraio
1999 scrivevo Internet gratis: comunque vada, sarà un
disastro per tutti. E invece fu l'inizio della vera diffusione dell'internet
in Italia...
Ma ora la domanda che dobbiamo porre a noi stessi è se in questi dieci anni si
sia realizzato il sogno dell'internet come la volevamo allora: strumento di
democrazia e di conoscenza, al di là di tutti i tentativi di controllo e di
ingabbiamento commerciale, al di là della disinformazione da parte dei media
"generalisti", della sistematica criminalizzazione del
mezzo, nonostante una normativa delirante per opera di legislatori incompetenti
e troppo inclini a favorire gli interessi di ben identificati gruppi di potere
economico.
Il confronto tra le attese di allora e la realtà di oggi è per molti versi
deludente, con la grande rete sempre più governata da interessi commerciali,
imbrigliata dai controlli antipedofilia, antiterrorismo, antitutto, regolata da
leggi scombinate e inapplicabili.
Una cosa non è cambiata. L'indignazione che colse allora chi conosceva il
diritto e la tecnologia di fronte alla chiusura manu militari di innocui
nodi telematici è la stessa che ci coglie oggi alla lettura del "decreto
Urbani" e di tante altre leggi o proposte di leggi che non tengono in alcun
conto la realtà della rete e i princìpi del diritto.
Ma se ci guardiamo intorno, nel desolante panorama dell'informazione
tradizionale,
con la televisione quasi totalmente asservita al potere
politico-economico-mediatico, allora possiamo forse sorridere per un attimo. Almeno l'internet
non ha un consiglio di amministrazione che rappresenta una sola parte politica,
non ha un presidente "di garanzia" che si dimette quando si accorge
che non
può garantire un bel nulla.
L'internet si garantisce da sé.
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