Arriva il Natale, ci si prepara all'anno nuovo: è tempo di buoni propositi e di
promesse. Ma, oltre alle promesse a cui non crede più nessuno, dal Governo
arrivano minacce, sotto forma di commi della legge finanziaria (vedi, fra
l'altro Giochi e scommesse on line: la "finanziaria" contro la
UE? di Andrea Pascerini). E dei soliti rinvii, che dovrebbero essere
elencati in un apposito decreto legge "milleproroghe"). Fra le quali
proroghe - indovinate un po' - ci sarebbe anche l'ennesima sul "documento
programmatico sulla sicurezza" previsto dal codice dei dati personali (vedi
Privacy a rischio? Attenti all'officina meccanica!
di Andrea Monti). Una proroga della proroga della proroga della proroga...
insomma, una situazione scandalosa motivata (ma non si può dire esplicitamente)
dall'eterno ritardo di molte pubbliche amministrazioni nell'adeguarsi alla
normativa sulla protezione dei dati personali.
Un'altra proroga, di segno diverso, riguarda lo "spegnimento" della
televisione analogica in Valle d'Aosta e il Sardegna e, probabilmente, in tutta
Italia. Non è chiaro se ci sarà una norma nel "decreto milleproroghe",
o se sono state già emanate disposizioni ad hoc, o addirittura se si tratta
solo di dicerie: come al solito, i siti ufficiali non offrono informazioni
aggiornate, mentre sul sito Televisione
Digitale Terrestre si legge: "Il passaggio dalla televisione analogica
a quella digitale è stato spostato dalla fine del 2006 al 31 dicembre del 2008.
E' quindi modificata la legge 66 del 2001, poi recepita dalla legge Gasparri,
che fissava lo switch off nazionale al 2006. Modificata anche la data dell'
avvio dello switch off, dal 31 gennaio al 15 marzo 2006, in Val d'Aosta e
Sardegna, le due regioni 'all digital' che spegneranno in anticipo la
televisione analogica iniziando dai capoluoghi di provincia. Confermata invece
al 31 luglio 2006 la data per lo switch off totale per le due regioni. Quindi
passa, dal 31 gennaio 2006 al 15 marzo 2006 la data che segnera' il passaggio al
digitale terrestre nei capoluogi di provincia di queste due regioni resta
immutata al 31 luglio 2006".
Per inciso: qualcuno ha criticato il fatto che InterLex non si è mai occupata della televisione digitale
terrestre e del cosiddetto "t-government". L'osservazione è corretta: InterLex
cerca di occuparsi solo di cose serie, non di quello che viene comunemente
chiamato vaporware. La DTT, così come è stata impostata nel nostro
Paese, non decollerà mai. Dapprima era una scusa per rinviare il passaggio sul
satellite di una delle TV del Presidente del consiglio; evitata la sciagura con
la legge Gasparri, è stata riciclata per distribuire un po' di soldi a destra e
a manca (soprattutto a destra, dicono le solite malelingue). Il ministro Stanca
immagina di far dialogare i cittadini con gli uffici pubblici attraverso il
telecomando della TV, come se per la signora Maria non fosse molti più facile
chiedere al figlio di farlo via internet. Il problema è che troppe
amministrazioni non hanno nessuna voglia di dialogare con i cittadini, né via
TV né via internet. E i soldi della DTT sarebbero meglio spesi per portare la
banda larga dove per le compagnie telefoniche costa troppo.
La televisione digitale terrestre è uno sviluppo tecnologico che
consentirà, soprattutto, di diffondere contenuti a pagamento. Ma prima
occorrono i servizi, le infrastrutture, la definizione degli standard. Non a
caso alcuni Paesi europei hanno previsto lo swtch-off molti anni più
tardi dell'Italia, che infatti ora deve mettere mano a una (prima) proroga.
Ma non ci sono solo proroghe nei propositi del Governo per l'anno che viene.
Scorrendo il testo del maxi-emendamento alla legge finanziaria per il 2006 si
incontrano commi che fanno drizzare i capelli.
Uno trasforma tutti gli incaricati di pubblico servizio (per esempio, i
conducenti degli autobus!) in notai, legittimati ad autenticare le copie
cartacee di documenti informatici delle pubbliche(ne parliamo qui).
A parte la sostanza della norma, si tratta di una modifica implicita al Codice
dell'amministrazione digitale, ma "esterna" al codice stesso,
vanificando la natura stessa dello strumento nato per accorpare tutte le norme
della materia.
Un altro comma, poi espunto in parte dal testo sul quale il Governo ha posto
la fiducia, "scippa" l'emissione della carta d'identità elettronica
ai comuni, per attribuirla al Ministero dell'economia. Si tratta, anche in
questo caso, di un clamoroso "off topics", perché il circuito
di emissione della carta d'identità (non solo elettronica) non si può cambiare
da un giorno all'altro, aggirando la fondamentale competenza dei comuni.
Furibonda reazione del ministro dell'innovazione (ne parliamo qui).
Restando in tema di promesse (o minacce?) per il 2006, troviamo sul sito
della SIAE
gli echi di un'altro tentativo di scippo: quello che il Governo vorrebbe operare
sulla gestione dei diritti d'autore e connessi. Un decreto del Governo (del
quale, manco a dirlo, non si trova il testo) ha costituito una commissione per
la riforma dell'ente, presieduta dal solito Cavaliere di Gran Croce professor
Mauro Masi. "Di fronte alla minaccia di un esproprio della Siae da parte
del Governo, gli autori e gli editori italiani minacciano di abbandonare l'ente
per trasferire la gestione dei loro 'inalienabili diritti' ad altre società
europee", si legge nel comunicato dell'ente. Reazioni furiose anche da Gino
Paoli e Gianni Minà, il quale aggiunge "Non vorremmo che quest'assalto
alla SIAE, oltre a rivelare ambizioni personali di cosiddetti 'grands commis'
dello Stato, segnalasse l'esigenza dell'attuale governo di usufruire del
patrimonio SIAE per far fronte a qualche buco di bilancio che la Finanziaria,
malgrado le affermazioni, non riesce a coprire."
Buon anno a tutti!
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