Vostra Eccellenza che mi sta in
cagnesco...
di Manlio Cammarata - 28.05.99
Più volte da queste pagine sono
partiti appelli verso il Palazzo, per ottenere un'attenzione ai problemi dello
sviluppo delle tecnologie dell'informazione in Italia. Poche, anzi una
sola, le risposte dirette, nulla nei
fatti.
Sul numero 81 (13 maggio) un lettore ha proposto di bersagliare le caselle
e-mail dei parlamentari con un garbato mail
bombing. Iniziativa
difficile, ho risposto, anche perché non c'è un elenco delle caselle dei
membri del Parlamento. Invece per la Camera ci sono, ha fatto osservare un altro
lettore. Il fatto è che sono messe in modo che sia molto difficile "disturbare
il manovratore"...
Però l'occasione mi è sembrata buona per lanciare una proposta, anche in
considerazione del fatto che ci sono diversi senatori e deputati che affermano
di seguire InterLex: sarebbe bello se qualche parlamentare che legge queste note
ci scrivesse per comunicarci la sua disponibilità a occuparsi del problema del
diritto di accesso alle leggi.
Sapete quanti hanno risposto?
Nessuno!
Che nel Palazzo - non solo nel
Parlamento - qualcuno legga la nostra rivista risulta dai LOG di sistema, che
documentano molti accessi provenienti da siti delle istituzioni e della pubblica
amministrazione. Forse il silenzio dipende dal fatto che a qualcuno non siamo
simpatici, perché rompiamo le scatole sempre con le stesse storie. Insomma, nel
Palazzo ci deve essere qualche Eccellenza che ci guarda in cagnesco per quei
pochi scherzucci di dozzina1...
Va bene, continuiamo a scherzare.
Facciamoci due risate rileggendo le statistiche che continuano a mostrare il
ritardo italiano nella diffusione delle tecnologie dell'informazione, con tutto
il carico che comportano in termini di mancato sviluppo dell'economia, della
cultura e dell'occupazione.
Sbellichiamoci, ascoltando politici, sindacalisti e industriali che propongono
irresistibili gag (peccato che siano sempre le stesse) sulla creazione
di posti di lavoro, ma non si pongono il problema di "quale" lavoro si
possa creare. E non vanno a vedere le statistiche degli altri Paesi, dove si
dimostra che l'unico settore che favorisce l'occupazione è quello delle
tecnologie, per cui basta investire (sul serio, non per ridere!) sulle
tecnologie per dare lavoro, soprattutto ai giovani.
Il rapporto tra il Palazzo e le
tecnologie è un continuo divertimento. Che cosa c'è di più esilarante di una
visita al sito web della Camera dei Deputati? Il sollazzo incomincia quando il
server risponde, con perfetto umorismo inglese: "Too busy": troppo
occupato! Occupato a fare che? E' evidente appena si riesce a entrare: deve
scaricare un'impressionante quantità di inutili ammennicoli, che certamente
hanno fatto divertire molto chi ha progettato le pagine.
Però sarebbe ora che i webmaster della pubblica amministrazione,
pagati con le nostre tasse, la smettessero di giocare a chi fa il sito più
bello e più lento, e si decidessero a mettere in rete informazioni utili, a
cominciare dalla normativa.
Persino le BR, abbiamo appreso ieri,
hanno capito com'è utile la posta elettronica (su questo, purtroppo, non c'è
niente da ridere), ma lo Stato non c'è ancora arrivato: quanti sono gli
indirizzi e-mail dei responsabili di uffici pubblici disponibili sul web? Se è
vero, come dicono le (discutibili) statistiche, che si contano a milioni gli
italiani in rete, e se è vero che la causa principale dello scarso uso
dell'internet è nella mancanza di contenuti, perché non incomincia la pubblica
amministrazione a dare contenuti?
Accennavo un attimo fa alla
normativa in rete. Sono anni che battiamo questo chiodo, siamo riusciti (ma è
stata dura!) a far accettare il principio, ma non a ottenere la sua applicazione
più banale: mettere on-line, giorno per giorno, la Gazzetta ufficiale (per chi
vuole rinfrescarsi la memoria sulla questione c'è l'indice del Diritto
di accesso).
E' una cosa da poco, sia sul piano tecnico, sia su quello finanziario.
Risolverla significherebbe dare un segnale di attenzione non trascurabile verso
le esigenze di milioni di cittadini.
E c'è un altro annoso problema, la
cui soluzione richiede poche ore: quello del decreto
legislativo 103/95 e dei suoi derivati,
che tanti grattacapi ha procurato a decine, forse centinaia, di operatori
dell'internet. Un componente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni,
la dottoressa Paola Manacorda, aveva preso l'impegno,
due mesi fa, di "esaminare il carteggio". Al presidente dell'Autorità
avevamo indirizzato una lettera
aperta...
Che fa il nesci, Eccellenza? O
non l'ha letto?
Ah comprendo, il suo cervel, Dio lo riposi
in tutt'altre faccende affaccendato
a questa roba è morto sotterrato.
Smettiamola di far finta di ridere.
Tra un mese ci sarà una conferenza
nazionale del Forum per la società dell'informazione
(no, non il nostro vecchio Forum,
è solo una quasi omonimia), organizzata dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Il titolo recita "Il Piano d'Azione dell'Italia per lo Sviluppo
della Società dell'Informazione". Tra tante lettere maiuscole (ortografia
tedesca, perbacco!) chissà che non trovino posto tre problemi quasi minuscoli:
i siti web della pubblica amministrazione, la legge in rete, i diritti degli
operatori.
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1)
Per i lettori più giovani: i versi citati in questo articolo sono tratti da
"Sant'Ambrogio", di Giuseppe Giusti (1809-1851)
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