Innovazione o ritorno al passato?
di Manlio Cammarata - 07.02.02
Il ministro Lucio Stanca conferma che l'Autorità per l'informatica nella
pubblica amministrazione sarà "assorbita" nel Dipartimento per
l'innovazione e le tecnologie. Nessuna sorpresa: fin dalle sue prime
dichiarazioni Stanca aveva fatto capire chiaramente l' intenzione di smantellare
l'AIPA. Del resto basta dare un'occhiata al sito del Ministro per vedere che
l'Autorità è già considerata una sezione del Dipartimento. Questa, fra
l'altro è una scorrettezza formale, perché l'AIPA è stata istituita con il decreto legislativo 39/93 e occorre un altro
atto avente forza di legge per porre fine alla sua esistenza come ente che
"opera presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con autonomia
tecnica e funzionale e con indipendenza di giudizio".
Quando arriverà il provvedimento sarà realizzata una perfetta
"innovazione all'indietro", perché si ritornerà alla situazione di
prima del '93, quando la materia era di competenza della "Commissione per
il coordinamento dell'informatica nella pubblica amministrazione",
istituita nell'ambito del Dipartimento della funzione pubblica.
La Commissione era formata da esperti, che formularono non pochi progetti
innovativi, ma era prigioniera delle logiche proprietarie dei fornitori e non
riusciva a incidere seriamente sul funzionamento degli uffici pubblici. Per
avere un'idea della situazione in cui nacque l'AIPA si possono leggere due
vecchi articoli che riportiamo in questo numero: Dalla scartoffia al CD-ROM (novembre
1991, con un'intervista al presidente della Commissione, Scatassa) e Pubblica amministrazione, incomincia il futuro?
(ottobre 1994, con un'intervista all'allora presidente dall'AIPA , Guido M. Rey
e anche una citazione del presidente dell'IBM, Lucio Stanca).
Superate le difficoltà iniziali, l'AIPA ha realmente prodotto
"innovazione": basti pensare al progetto della firma digitale, primo
esempio al mondo di normativa che accoglie le "certezze tecniche" come
fondamento delle "certezze giuridiche". Ma il primo atto concreto del
Ministro dell'innovazione è stato proprio l'annullamento di quei principi, con
il testo del decreto legislativo per il
recepimento della direttiva 93/99/CE sulle firme elettroniche (vedi Il Governo cancella un vanto dell'Italia
e gli articoli successivi).
Per la cronaca, il Presidente della Repubblica ha firmato il provvedimento
(nella versione che conosciamo) e si attende la pubblicazione sulla Gazzetta
ufficiale.
Proprio l'insistenza su un testo che è stato oggetto di forti critiche, sia
pubbliche sia nell'ombra dei corridoi del Palazzo, rende l'idea di quale possa
essere il segno dell'innovazione che ci aspetta.
E' il caso di ricordare ancora una volta che molte norme relative al documento
informatico, a partire dal DPR 513/97, sono state scritte anche in seguito a un
dibattito "trasparente" sollecitato dall'AIPA con la pubblicazione
delle bozze sul sito web, a disposizione di tutti. Ora non solo si stravolgono i
principi stessi di quelle norme, e lo si fa in tutta segretezza, ma non si tiene
nemmeno conto delle critiche che provengono da fonti qualificate.
"Innovazione" è una parola impegnativa. Implica non solo fare e
mettere in atto progetti con contenuti nuovi, ma soprattutto un atteggiamento
mentale di riconsiderazione del passato e di proiezione verso futuro. Il
Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie dovrebbe essere il punto di
riferimento di una nuova cultura. Così non è, come si può vedere da un fatto
apparentemente secondario, ma rivelatore di una mentalità: i documenti
pubblicati sul sito sono tutti in formato .pdf. Che non solo è un formato
proprietario (poco importa, sotto questo aspetto, che il software di lettura sia
disponibile gratis), ma è soprattutto un formato che riproduce nel
digitale i difetti della carta. E' infatti di difficile impiego per le
operazioni di elaborazione, di copia-e-incolla, presuppone e impone l'utilizzo
della penna per le annotazioni e le modifiche. Con il successivo onere di una
nuova digitalizzazione se il documento deve essere trasmesso o diffuso per via
telematica.
Invece è disponibile un formato standard di uso molto semplice, flessibile,
che non costa nulla e si presta particolarmente alla redazione di testi
strutturati quali sono gli atti normativi: è l'XML, "parente" del
più noto HTML, ma a differenza di questo non influisce sull'aspetto del testo
(ambedue fanno parte della famiglia SGML - Standard Generalized Markup
Language). Fra l'altro questo è lo standard nel quale dovranno essere
riprodotti gli atti che confluiranno (quando?) nel progetto "Norme in
rete", il grande ipertesto dell'ordinamento giuridico nazionale che nella
passata legislatura era stato inserito nel progetto di e-government fatto
proprio dal Governo attuale. Uno schema innovativo nato - guarda caso! - da un
progetto intersettoriale dell'AIPA (si vedano i numerosi articoli nella sezione Il diritto di accesso e in particolare la lettera che l'allora presidente dell'Autorità
indirizzò alla nostra rivista).
Così torniamo al punto di partenza, lo smantellamento dell'autorità
indipendente. Per capire i termini del problema può essere utile leggere le considerazioni del presidente Zuliani, ora dimissionario,
pubblicate nello scorso novembre sulla newsletter dell'AIPA.
E utili riflessioni possono essere stimolate anche dall'intervento di Giuseppe Santaniello, (vice
presidente del Garante per la protezione dei dati personali e già Garante per
l'editoria) sul ruolo delle autorità. L'intervento non è legato alla questione
dell'AIPA, ma Santaniello ricorda che la creazione di alcuni di questi enti è
stata giustificata dall'esigenza "di affidare ad organismi dotati di
particolare autonomia l'assolvimento di funzioni relative a importanti
settori, sottraendoli al circuito governativo".
Appunto.
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