AGCOM, Antitrust e Garante privacy hanno dato il via a un'indagine congiunta sui
Big Data. Concorrenza, libertà di informazione e protezione della vita privata
sono i grandi temi sotto la lente delle tre autorità di garanzia.
La notizia è in un comunicato stampa congiunto (qui sul sito del Garante della privacy), diffuso il 1. giugno. I tre
organismi sembrano avere le idee chiare sui problemi del nostro tempo, legati
alla enorme disponibilità di dati che possono essere raccolti online e all'uso
che possono farne i loro "padroni".
Il tema si è posto da poco tempo all'attenzione degli studiosi. Big Data non
significa solo l'esistenza di enormi masse di informazioni, ma soprattutto la
possibilità di elaborarle e usarle per gli scopi più diversi, grazie ad algoritmi basati
sulla (cosiddetta) intelligenza artificiale.
Ne abbiamo parlato diverse volte su InterLex (alla fine di questa pagina ci
sono i link agli articoli più significativi), soprattutto in relazione ai
problemi della protezione della vita privata. Ma gli aspetti critici di una
società il cui sviluppo è data driven, cioè è governata dai dati,
sono anche altri.
Intendiamoci: i Big Data non sono il male assoluto. Anzi, sono uno
strumento utile, se non indispensabile, in molti campi. Nella ricerca medica,
per fare un solo esempio, l'analisi su larga scale delle ricorrenze dei sintomi,
delle malattie, dei contesti in cui le malattie si sviluppano è ormai
indispensabile per la messa a punto di nuovi farmaci e nuove terapie.
I Big Data, le masse di dati oggi disponibili, sono così grandi che la loro
elaborazione non può essere svolta dagli umani. Occorrono sistemi informatici
dedicati, di enorme potenza, capaci di forme di apprendimento automatico, per
ricavare informazioni utili a determinati scopi.
Si parla di machine learning, di riproduzione dei processi cognitivi del
cervello umano, in un campo che ci si ostina a chiamare intelligenza
artificiale, anche se con l'intelligenza umana ha pochi punti in comune.
Tutto questo è alla portata di pochissime grandi imprese, di un oligopolio
di aziende che, disponendo dei Big Data e utilizzandoli, controllano o possono
controllare gli sviluppi di molti campi della società.
Il punto è capire che cosa significa tutto questo per la libertà di iniziativa
delle imprese commerciali, per l'informazione, per la ricerca
scientifica, per l'economia, per la libertà della persona.
Ad alcuni di questi interrogativi dovrà rispondere l'indagine congiunta dei
tre Garanti. La portata dell'iniziativa risulta evidente dalle premesse alla delibera N. 217/17/CONS dell'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni. Aspettiamo i provvedimenti dell'Antitrust e del
Garante dei dati personali per completare il quadro.
I risultati dovrebbero servire non solo per costruire un sistema normativo adeguato ed efficace, ma anche come base per un'estesa azione di
informazione dei cittadini, e soprattutto dei giovani, sugli aspetti negativi
dell'uso passivo delle tecnologie.
Vedi anche:
"Big Data e privacy. La nuova geografia dei poteri"
Big Data, Big Brother. E la privacy? Big Problem...
Big Data, Big Brother, i tre problemi dei dati personali
Big Data,
la privacy e le sei sorelle del Grande Fratello
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