Passano gli anni, cambiano le maggioranze parlamentari, cambiano i governi, ma la
musica
non cambia. E siamo qui, ancora una volta, a parlare di leggi e
progetti legislativi che sembrano il frutto di una specie di furore poliziesco che
vede l'internet come covo di delinquenti, soprattutto terroristi e pedofili.
Un'idea che pareva tramontata. E invece...
E invece ecco il decreto-legge
24 dicembre 2003, n. 354, che prolunga i termini di conservazione dei dati
delle connessioni telematiche per finalità di lotta al terrorismo. Un
provvedimento prima di tutto confuso, (ne ha scritto sul numero scorso Andrea
Monti in Dati del traffico:
chi-conserva-cosa) - oltre che pericoloso. Non resta che sperare in
un sussulto di buonsenso parlamentare nella discussione per la conversione in
legge. C'è un segnale positivo: sulla spinta delle critiche rivolte al provvedimento (in particolare dal
Garante per la protezione dei dati personali), l'onorevole Folena ha presentato
una mozione che è stata approvata dalla
Camera dei deputati il 14 scorso. Essa impegna il Governo, fra l'altro "ad adottare iniziative volte a disciplinare in modo più efficace il trattamento dei dati di traffico della telefonia mobile, al fine di tutelare i diritti di libertà dei cittadini e, in particolare, quello di non essere localizzati senza giustificati motivi di pubblico
interesse".
Nulla più di una dichiarazione di principio, alla fine dei conti. Ma potrebbe
essere un punto di partenza.
E poi c' è un disegno di
legge, approvato dal Governo il 7 novembre scorso, ma che solo da pochi
giorni è "filtrato" dalle segrete stanze del Palazzo (qui si
dovrebbe riprendere il vecchio discorso sulla stranezza di questa abitudine dei governi italiani, che approvano un atto ufficiale
qual è un disegno di legge, ma
lo tengono rigorosamente segreto).
Il nuovo progetto legislativo si intitola "Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale
dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo internet". Già sentito?
E' infatti l'ennesimo giro di vite "anche" contro l'internet, che in
un astruso giro di rimandi aggrava le già pesanti sanzioni in vigore contro il
triste fenomeno, e (tanto per cambiare...) insiste nel castigare i provider
che non ottemperino all'ordine di rimuovere i contenuti oggetto di reati (art. 18). Inutile sottolineatura, perché il
reato è già previsto e punito dal codice penale.
Senza considerare che il recente codice di autoregolamentazione Internet @ Minori
contiene già precise norme di comportamento per gli operatori, norme che dovrebbero
rendere superflue le sottolineature legislative.
Troppo è già stato scritto su questo argomento perché si debba scriverne
ancora (vedi Internet e pedofilia: ancora proposte assurde
e Non si proteggono i minori creando nuovi mostri di
Andrea Monti, solo per citare gli articoli più recenti).
Una dubbio, però, continua a rimbalzare nella mente di chi osserva la realtà
senza paraocchi: si addice agli Stati democratici la politica di curare con il
carcere i problemi delle patologie psicologiche?
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