Manine e manone che modificano in silenzio i testi legislativi in itinere.
Colpi di mano che aggiungono norme alle norme: un vecchio problema, che rimanda all'altrettanto
vecchia questione della "trasparenza" delle istituzioni. Un Ministro della Repubblica,
anzi, un vicepresidente del Consiglio,
denuncia dagli schermi televisivi che una "manina" avrebbe modificato
un testo legislativo approvato ufficialmente dal Governo.
Aggiunge che "presenterà" una denuncia alla Procura della Repubblica
(avrebbe dovuto farlo prima di parlarne alla TV,e non si sa ancora se l'abbia fatto).
La notizia va subito in "caciara" politica, secondo la prassi nell'era
di Facebook e di Twitter E nessuno affronta con serietà un problema
gravissimo, con riflessi costituzionali non di poco conto. Nei fatti, arriva
alle Camere, o al Presidente della Repubblica, un testo diverso da quello
deliberato dal Governo.
Quella delle "manine" non è una novità. Su questa
rivista compare in un articolo del 2001, "Tutti
gli atti e i provvedimenti del processo..." e ritorna nel 2009 in Telemarketing: il governo allarga il buco di
Paolo Ricchiuto.
Il problema delle "manine" ne richiama un altro, quello dei
provvedimenti approvati "al buio": è accaduto più volte che un comunicato stampa ufficiale
del Governo annunciasse l'approvazione di un provvedimento, ma che nessun testo
comparisse sul sito di Palazzo Chigi. In questi casi, fonti "non ufficiali"
confidano sottovoce che
è stata approvata la copertina di un fascicolo vuoto, per rispettare una
scadenza tassativa, ma che il testo deve ancora essere scritto.
E' un problema di "trasparenza", quella "trasparenza"
sancita da diverse leggi e proclamata a ogni pie' sospinto da politici in
campagna elettorale (a proposito: perché non si trasmettono in streaming le
sedute del Consiglio dei ministri?).
Per fermare le manine basterebbe un piccola norma che prescrivesse l'obbligo di pubblicare subito i
provvedimenti varati dal Governo, muniti di firma digitale del Presidente del
consiglio e marca temporale. Eventualmente con la riserva di aggiornamenti
formali.
Ma c'è una strada più breve, anche se informale: pubblicare il testo su
Facebook, magari nella pagina di qualche componente del Governo che ha fatto
della "trasparenza online" un suo cavallo di battaglia in campagna
elettorale. E anche prima della campagna elettorale.
Nessuno potrebbe parlare più di manine misteriose.
Certo, la conoscenza dei provvedimenti in discussione avrebbe effetti
collaterali da valutare. Per esempio, renderebbe impossibili non solo le
incursioni delle "manine" e delle "manone" (vedi l'articolo di Paolo Ricchiuto), ma anche qualche "colpo di mano"
legislativo, magari in pieno Ferragosto.
E anche errori e sviste, come l'abrogazione di una legge operata con un decreto
legislativo, in violazione della legge-delega (vedi Lo
schema del "decreto privacy": non solo
incostituzionale).
Non finisce qui, perché l'impossibilità di accedere ai testi normativi non
riguarda solo la pubblicazione degli atti del Governo. E' l'intero, mastodontico
e caotico sistema normativo del nostro Paese che non è disponibile ai cittadini
e che impone agli operatori del diritto di comperare la legge da
editori privati. In Italia se ne parla dal 1993 (vedi Il Palazzo non è di vetro
e Thomas non abita qui (e non trova casa) e
tanti altri articoli nella vecchia sezione di InterLex Diritto di accesso). In Francia le leggi online
sono accessibili a tutti dal 1998 (Légifrance: Le service public de la diffusion de droit).
Negli Stati Uniti la Library of the
Congress era accessibile via internet ancora prima dell'invenzione del World
Wide Web e nel 1995 c'era già un motore di ricerca, Thomas . Noi, dopo una quantità di soldi spesi a
vuoto per un progetto innovativo (Normeinrete, finito nel nulla), abbiamo "Normattiva",
che poi è la Gazzetta ufficiale, il cui modello informatico risale a una data
imprecisabile del secolo scorso.
Ritornerò presto sull'argomento. Nel frattempo, qualcuno riesce a trovare il
testo vigente – ufficiale – della legge sul diritto d'autore?
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