Non possiedo una pistola, quindi il titolo è da intendere come pura
metafora.
Eppure il richiamo all'aforisma generalmente attribuito a Goebbels "Quando
sento la parola cultura metto mano alla pistola" è spontaneo di fronte ai
proclami di "semplificazione" che i governanti ci somministrano un
giorno sì e l'altro pure. L'ultimo: il ministro per la pubblica
amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta ha annunciato che presto non
sarà necessario fare la fila agli sportelli delle pubbliche amministrazioni per
richiedere certificati. Si potrà andare alla posta, dal tabaccaio, in
farmacia... a fare la fila. Ha mai provato il ministro a rinnovare il
"bollo" dell'automobile dal tabaccaio nei giorni vicini alla scadenza,
o a pagare l'ICI in un ufficio postale? Per non parlare delle farmacie, dove il
recente obbligo di esibire la tessera sanitaria ha prodotto le file alle casse. Se
ne parla da anni: per eliminare le file agli sportelli bisogna eliminare i
certificati. Ci sono anche le norme che lo consentono, anzi, lo impongono, a
partire dalla legge n. 15 del 1968, fino al testo unico sulla documentazione
amministrativa, il DPR 445/2000. Niente da fare.
Se davvero si vuole rendere più facile il rapporto tra pubblica amministrazione
e cittadini, la sola cosa da fare è attuare le disposizioni del codice
dell'amministrazione digitale, che impongono agli uffici di rendere disponibili
sul web gli strumenti per la comunicazione e lo svolgimento delle
"pratiche" (con tutto quello che questo comporta nella
riorganizzazione delle procedure). La penultima "semplificazione
annunciata" è quella di cui abbiamo parlato sul numero scorso
(la scorciatoia per i disonesti), che consente di
scavalcare il controllo di legalità del notaio per i trasferimenti delle quote
delle società a responsabilità limitata: si vedano il commento di Enrico
Maccarone I "postini" e la certezza del sistema e il comunicato del Consiglio nazionale del notariato. Apriamo una
breve parentesi. Nel documento del Notariato si accenna a illeciti, verificati
in Canada e negli USA, commessi grazie alla firma digitale. E' un problema serio,
causato dal fatto che non esiste ancora la certezza che il dispositivo sicuro
per la firma sia nelle mani del titolare. E' il nodo cruciale della sicurezza
della firma digitale: ne abbiamo parlato molte volte, l'ultima meno di una
settimana fa, e ritorneremo sull'argomento. Ritorniamo alla semplificazione.
Che ne dite della trovata (questa non è recente) alla base del cosiddetto
"precesso telematico"? Per agevolare il passaggio alla trasmissione
telematica degli atti del processo civile e amministrativo, per un tempo
indefinito le cancellerie dei tribunali dovranno istituire due diversi fascicoli per la stessa
causa, uno cartaceo e uno digitale. Gli atti cartacei dovranno essere
digitalizzati e inseriti nel relativo fascicolo, quelli digitali dovranno essere
stampati su carta e inseriti nell'altro. Perfetto, considerando lo stato di
intasamento cronico che affligge le cancellerie. Semplificazione nel
riconoscimento dei cittadini. Prima si inventa la carta d'identità elettronica,
con la tecnologia più complessa e costosa possibile, quella della "banda
ottica". Poi, siccome la CIE è troppo complicata, si aggiunge la CNS,
carta nazionale dei servizi, e poi ancora la tessera sanitaria. Ma la tecnologia
si evolve e gli accordi internazionali identificano un sistema di riconoscimento
molto più semplice ed economico, adottato nel passaporto elettronico. E il
legislatore italiano, invece di buttar via il decrepito progetto della CIE e
adottare la nuova e più economica tecnologia, aggiunge al vecchio il nuovo,
inventando un documento ancora più complicato (vedi CIE:
un miliardo di euro buttati via?). Per restare al processo telematico, la
semplificazione che dovrebbe derivare dall'accesso a distanza ai registri delle
cancellerie è vanificata dal fatto che non è stata adottata anche una tessera
"di funzione" per i collaboratori dello studio. Sicché l'avvocato o
provvede di persona, o affida la sua carta e il suo PIN alla segretaria o al
praticante, commettendo un'azione pericolosa, oltre che illecita (vedi Se la firma digitale diventa un'odissea di
Andrea Monti e Processo telematico: in
difesa della segretaria di Daniele Coliva). Ancora. La
dematerializzazione dei documenti contabili e fiscali può essere un formidabile
fattore di semplificazione. Ma, secondo l'Agenzia delle entrate, Per dematerializzare si deve
materializzare il dematerializzato, che non è esattamente una
semplificazione. Come non è una semplificazione l'obbligo di usare la firma
elettronica qualificata per "sigillare" le fatture, quando una
semplice segnatura elettronica risolve il problema (ma il Ministero
dell'economia, nel decreto 23 gennaio 2004, riesce a identificare ben cinque
tipi di firma o sottoscrizione elettronica o digitale, superando in confusione
le definizioni allora vigenti nel testo unico sulla documentazione
amministrativa). E ora non resta che aspettare i prossimi proclami.
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