Aggiornamento del 01.10.07
I ministri interpellati si sono ben guardati dal rispondere alle prime
due interrogazioni sulla carta d'identità elettronica. Arriva la terza (AC
4 -05003), più circostanziata sul piano tecnico, ma non del tutto chiara
sulla reale dimensione dei problemi. Continuerà il silenzio del Palazzo?
Novità all'orizzonte per la carta d'identità elettronica.
Non buone, come al solito. Una bozza di decreto interministeriale (interno,
innovazione ed economia), che
circola in questi giorni, introduce una nuova complicazione. Infatti, oltre al microprocessore
a contatto e all'inutile quanto
costosa banda a lettura ottica, si aggiungerebbe un secondo chip. Un microprocessore RFID che dovrebbe far funzionare la carta anche come proximity
card (leggibile fino a dieci centimetri di distanza) e come vicinity card
(leggibile a distanze maggiori, con tanti saluti alla privacy).
E' quanto basta per capire che razza di pasticcio tecnologico ne venga fuori e
per intuire l'aumento della complessità del sistema e dei costi, già
spropositati.
L'insensato progetto di carta d'identità elettronica
"all'italiana" ha compiuto ormai dieci anni. Rivediamone in sintesi la storia.
La previsione iniziale di una carta d'identità "su supporto magnetico"
risale alla legge 127 del 1997 (nota come "Bassanini 2"). Con la 191/98 ("Bassanini 3") il documento diventa "su supporto
magnetico o informatico" e si introduce la possibilità di usare la tessera
anche come dispositivo di firma digitale, con norme tecnicamente errate (vedi La rivoluzione informatica va avanti, l'Italia è pronta?).
Naturalmente le disposizioni tecniche sono affidate a
regolamenti, il primo dei quali (DPCM 437/99) è il vero "atto di
nascita" della CIE. Che viene alla luce con una malformazione congenita: la
coesistenza dell'indispensabile microprocessore "a contatto", che
segue lo standard delle smart card, con una striscia di materiale a
lettura laser (la stessa tecnologia dei CD). La presenza di questa "banda ottica" viene giustificata inizialmente con l'esigenza di aumentare
la memoria della carta. Caduta questa scusa per l'aumento della capacità dei
microprocessori, si è previsto l'utilizzo della banda per l'incisione di
pseudo-ologrammi di sicurezza, riproducenti la foto del titolare e i numeri
della carta.
E' una struttura ibrida che nessun altro al mondo ha mai
pensato di adottare. Infatti le normali ed economiche smart card permettono di
accedere da remoto a qualsiasi informazione, in condizioni di sicurezza, mentre
i rarissimi impieghi delle carte a lettura ottica sono legati ai casi in cui il
titolare debba portare con se una rilevante quantità di dati.
L'aggiunta della banda ottica rende estremamente complesse la costruzione e la
personalizzazione delle smart card e moltiplica inutilmente i costi (per
maggiori dettagli vedi Perché non serve la banda laser
di Corrado Giustozzi).
Complessità e costi hanno frenato in tutti questi
anni anni la diffusione della CIE (sono ancora poche centinaia i comuni che la
distribuiscono, sugli oltre ottomila sparsi per la penisola). Ma non hanno
frenato la produzione normativa: della CIE si sono occupati leggi e regolamenti
in quantità, anche con la modifica delle originarie regole tecniche. Con la
legge 43/05 è stata resa obbligatoria, a partire dal 1. gennaio 2006, la
sostituzione della vecchia "carta di carta" con l'elettronica all'atto del primo rilascio o del
rinnovo. Inutilmente.
Ora, se passa la nuova bozza, complessità e costi
aumenteranno, non è dato sapere di quanto. E saranno a carico dei cittadini
che richiederanno la carta, poiché la legge prevede che sia il singolo a
sostenere non solo il costo del documento, ma anche quello dell'intera
infrastruttura di emissione. Qualche tempo fa era stato stabilito un prezzo di trenta euro, sceso poi a venti (ma con disposizioni che
fanno sospettare il mantenimento di altri balzelli), mentre la carta
tradizionale costa al cittadino 5,42 euro di "diritti".
Moltiplichiamo venti euro per cinquanta milioni di titolari e otteniamo la
cifra tonda di un miliardo di euro, duemila miliardi delle vecchie lire. Per una
tecnologia inutile, ma non solo.
E' vero che non è obbligatorio avere la carta d'identità e
che molti altri documenti possono sostituirla, almeno per le esigenze di
identificazione a vista . E' vero anche che nel giro di pochi anni non si
potranno sostituire tutti i documenti cartacei in circolazione e che altre smart
card consentono l'accesso
ai servizi on line, prima di tutte la carta nazionale dei servizi - CNS. Ma proprio la moltiplicazione delle carte
"intelligenti" determina ulteriori problemi e ulteriori diseconomie
(vedi Carta vince, carta perde: chi vince nel gioco della
CIE?).
Ma tutto questo è destinato a durare poco, perché nel 2010
dovrebbero entrare in vigore le norme sulla European Citizen Card (ECC), per
le quali il lavoro in sede UE è a buon punto. Lo standard della ECC sarà
lo stesso del passaporto elettronico, con il quale la nostra CIE è
incompatibile. L'aggiunta del chip RFID, prevista come
"eventuale" nelle regole tecniche che accompagnano la nuova bozza di
decreto interministeriale, dovrebbe assicurare
la compatibilità della CIE con la ECC. Ma è evidente che si tratta di un
tentativo di mantenere in piedi una struttura che non ha più senso.
Interrogazioni parlamentari
L'esperienza positiva del passaporto elettronico dimostra che
si può ottenere un elevato livello di sicurezza anche con lo standard RFID,
molto economico, per il quale esistono già le apparecchiature e le conoscenze
per mettere a regime in tempi brevi tutta l'infrastruttura.
Non si sa quanti soldi sia stati spesi fino a oggi per il progetto CIE e quanti
si preveda di spenderne nel prossimo futuro. Forse la cifra di un miliardo di
euro per l'ipotesi di una distribuzione della carta a tutti i cittadini oltre i
quattordici anni non è lontana dalla realtà anche in caso di una diffusione
limitata nel tempo: vanno considerati i costi di anni di sperimentazione, di
costruzione di apparecchi che non sono sul mercato, di un'imponente
infrastruttura per la produzione di carte che non seguono gli standard universalmente
diffusi.
C'è da chiedersi allora a chi giova tutto questo. Qualcuno
sospetta manovre poco chiare, come si può leggere nell'interrogazione a
risposta scritta presentata lo scorso 5 luglio alla Camera dal deputato Marco
Zacchera (Atto Camera 4-04268), che fa
riferimento anche a una precedente interrogazione del 12 ottobre 2006 a firma di
Luigi Vitali (Atto Camera
3-00330), rimasta senza risposta da parte dei ministri chiamati in causa.
Il quadro che emerge dalle affermazioni dei due parlamentari
è preoccupante: i dati personali dei cittadini italiani in mano a società
private, con ramificazioni che arrivano nel Lussemburgo, un fiume di denaro che
non si capisce dove abbia la foce.
Insomma, la questione non è solo complessa sul
piano tecnico, ma anche assai ingarbugliata su quello degli interessi. Come
faceva intendere nel 2005 una nota dell'allora ministro dell'innovazione su alcuni passaggi del maxi-emendamento alla legge
finanziaria del 2006 :
"Sono chiaramente in gioco - aveva detto Stanca - rilevanti
interessi economici intorno al business della carta d'identità elettronica che
tendono ad escludere le logiche di mercato, le sole capaci di garantire la
necessaria trasparenza ed economicità" (vedi Emendamenti in libertà - la baruffa sulla carta d'identità elettronica)
. E forse è il caso di ricordare anche la querelle tra il ministro dell'innovazione
e quello dell'interno, ancora nella passata legislatura: (Stanca: ripensiamo la CIE?
Pisanu: No".
Sull'argomento vedi anche:
Carta d'identità elettronica e archivi delle pubbliche amministrazioni. Il Garante chiede maggiori garanzie per i cittadini
- 11.09.2000
Se il controllore controlla se stesso di Manlio Cammarata - 21.12.2000
Sulla Rete siamo tutti criminali? di Manlio Cammarata - 15.01.01
Il Garante - I rischi della carta d'identità elettronica - 25.10.01
Il Governo e il gioco delle due carte - 17.10.02
Le impronte digitali per una schedatura di massa? di Piero Casciani -
24.10.02
CIE, CNS e open source - ROSPA (Rete dell'Open
Source nella Pubblica Amministrazione) - 03.06.04
La CIE, un progetto da rivedere di Manlio Cammarata - 10.06.04
Perché non serve la banda laser
di Corrado Giustozzi - 10.06.04
Benzi: I veri problemi della carta d'identità elettronica (Intervista) - 17.06.04
Il gioco delle tre carte (elettroniche) - 12.01.06
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