Continua indisturbato
l'iter del DDL "Passigli"
23.11.2000
Vale la pena di leggere i resoconti
delle riunioni della Commissione giustizia del Senato, dove si discute il disegno
di legge AS 4594,"Disciplina dell'utilizzazione di nomi per
l'identificazione di domini Internet e servizi in rete". Qualcuno potrebbe
divertirsi a enumerare le inesattezze contenute nella presentazione svolta dal
relatore Caruso, qualcun altro potrebbe strapparsi i capelli leggendo
l'intervento del "padre" del DDL, il sottosegretario Passigli.
Quisquilie, di fronte al vuoto che si apre nel resoconto dell'ultima seduta,
quella di martedì 22 novembre:
(4594) Disciplina dell'utilizzazione di nomi
per l'identificazione di domini Internet e servizi in rete
(Seguito dell'esame e rinvio)
Riprende l'esame sospeso nella seduta del 16 novembre 2000.
Non essendovi altri iscritti a parlare, il presidente PINTO dichiara chiusa la
discussione generale.
Su proposta del relatore CARUSO, la Commissione conviene di fissare il termine
per la presentazione degli emendamenti alle ore 12 di mercoledì 29
novembre.
Il presidente PINTO rinvia il seguito dell'esame.
Nient'altro. Con tutto quello che si è detto e
scritto sul famigerato testo, con le perplessità avanzate dallo stesso
relatore, non c'è un senatore che abbia qualcosa da dire?
Chi conosce le consuetudini parlamentari dice che la rapida chiusura della
discussione generale si verifica quando tra maggioranza e opposizione c'è un
sostanziale accordo sull'approvazione della legge, con emendamenti di poco
conto, e soprattutto si vogliono fare le cose in fretta.
Dunque potrebbe essere un passaggio-chiave quello contenuto nell'intervento del
sottosegretario Passigli nella seduta del 16 novembre: "Le esigenze di
tutela già individuate, poi, si sono rivelate ulteriormente urgenti ora che, in
vista delle prossime elezioni legislative, la presenza sulla rete rappresenterà
un elemento di forza della campagna elettorale".
Ebbene, considerando che le norme di legge ci
sono già (come hanno stabilito i tribunali italiani in numerose decisioni
sulla materia), e che si sono anche le procedure - migliorabili - per la
risoluzione arbitrale delle controversie, non si vede come una legge siffatta
possa essere considerata urgente per evitare accaparramenti di nomi a dominio in
previsione della campagna elettorale.
Anzi, se la legge fosse approvata, nel breve
termine la situazione sarebbe peggiore, per la necessità di istituire
l'anagrafe e di definire e avviare all'interno di essa le procedure arbitrali.
Fra l'altro, come abbiamo scritto pochi giorni fa, il testo del DDL sembra non
riconoscere l'esistenza della doppia struttura "ente di registrazione -
ente di regolamentazione" (Registration Authority e Naming
Authority) per creare un unico calderone con competenze tecniche,
regolamentari e arbitrali (vedi Questa legge non deve
passare). Insomma, si renderebbe ancora più confusa una situazione che,
invece, richiede solo qualche chiarimento.
Sarà interessante vedere quali emendamenti saranno proposti nella prossima
seduta della Commissione, anche in seguito ai rilievi esposti dal relatore nella
presentazione del disegno di legge.
Poi il provvedimento dovrà passare alla Camera,
dove giace un altro progetto, il n. 6910,
presentato dall'opposizione. Che, almeno a una prima lettura, sembra più
funzionale di quello all'esame del Senato. Infatti istituisce un "Ufficio
registrazione dominii (URD) presso il Ministero delle comunicazioni" e
detta alcune norme contro il cybersquatting. E' singolare che anche alla
Camera si ignori che nel nostro ordinamento c'è un'istituzione incaricata per
legge di dettare regole sull'impiego dei sistemi di telecomunicazioni e di
tenere i vari elenchi degli operatori del settore: l'Autorità per le garanzie
nelle comunicazioni.
Forse, con l'unificazione dei due schemi, togliendo "il troppo e il
vano" del DDL Passigli, si potrebbe giungere a una normativa funzionale.
Attenzione, però, ché il progetto della Camera prevede sanzioni penali abnormi
per un tipico illecito civile, secondo il principio inaugurato con l'assurda
legge del bollino d'editore.
(M. C.) |