Solo 4 milioni di italiani hanno scaricato "Immuni". Una percentuale
troppo bassa per essere utile. Ma una domanda si impone: se l'app fosse adottata
dalla maggioranza della popolazione, sarebbe veramente utile? O potrebbe creare
più problemi di quanti ne risolva?
Qualcuno potrebbe aggiungere un'altra domanda: lo scarso successo
dell'iniziativa è legato alle preoccupazioni, largamente diffuse, per presunte
intrusioni nei dati personali degli utenti? Cerchiamo qualche risposta.
1. L'app sarebbe veramente utile se fosse adottata da un'alta
percentuale di cittadini?
Partiamo da un dato di fatto: in molti Paesi, a cominciare dalla Gran
Bretagna, l'app di contact tracing (poi rinominata exposure
notification, ridicolo tentativo di fugare i dubbi sul
"tracciamento" che minaccia la privacy), si è rivelata un fiasco.
Per essere veramente efficace: a) dovrebbe essere adottata dalla quasi totalità
della popolazione; b) dovrebbe essere collegata alla geolocalizzazione
(orrore!), in modo che le autorità possano identificare i "focolai",
anche temporanei; c) dovrebbe essere obbligatoria la notificazione
dell'esposizione, come obbligatorio dovrebbe essere il successivo
auto-isolamento del possibile contagiato; d) gli elenchi dei contatti dovrebbero
essere in mano a un'autorità pubblica, per costituire una base di dati da
correlare con altre informazioni, per individuare aree o soggetti a rischio.
Tutto questo sarebbe comunque influenzato negativamente dalla più che
probabile alta percentuale di falsi positivi, perché il Buetooth può rilevare
come pericolosa la vicinanza di due persone anche se indossano le mascherine o
sono separate dalla famigerata lastra di plexiglass (vedi Ecco come funzionerà il tracciamento Apple-Google
di Andrea Gelpi). Con il risultato di obbligare all'auto-isolamento anche una
quantità di persone non a rischio. Situazione aggravata dalla lentezza di
esecuzione dei "tamponi", almeno nelle prime fasi della pandemia.
Infine va considerato che l'app è stata resa disponibile troppo tardi,
quando l'evoluzione dell'epidemia in Italia era in fase calante – con pochi
"positivi" in giro – e il timore era meno diffuso che nella fase
più critica.
2. Il falso problema della protezione dei dati personali
Ma l'idea del database centralizzato, come quella della geolocalizzazione, ha
suscitato le ire dei talebani della privacy. Appena annunciata, l'app
ha sollevato polemiche e rifiuti a priori perché, si diceva, avrebbe
messo a rischio i dati personali. Bastava leggere con attenzione le prime specifiche per
capire che il rischio non c'era, dal momento che i dati sarebbero stati cifrati
con un sistema molto sicuro (vedi Android
e iOS, quali garanzie per l'anti-Covid-19? di Andrea Gelpi).
Se ne sono lette di tutti i colori. A memoria, ricordo un Massimo Esperto che
lanciava un allarme: attraverso i beacon Bluetooth sparsi un po'
dovunque, chiunque avrebbe potuto catturare i contatti di una persona. A parte
la difficoltà tecnica di una simile intrusione, l'ipotetico hacker avrebbe
ottenuto solo codici cifrati, inservibili.
Un altro Massimo Esperto aveva "scoperto" che nel contratto tra il
Commissario straordinario e la società che ha sviluppato l'app c'è la
designazione della stessa società come responsabile del trattamento dei dati. «Lo avevo detto, io.
Immuni viola la privacy, l'ho smascherata!». Peccato che nel codice dell'app
reso pubblico non ci sia traccia di comunicazione di dati alla ditta e che, in
ogni caso, si tratterebbe di dati cifrati, del tutto anonimi e quindi
addirittura "non-dati personali" ai sensi del GDPR.
In tutto questo molti (compreso il Garante per la protezione dei dati!) hanno
dimenticato o fatto finta di dimenticare che il GDPR non si applica ai
trattamenti di dati compiuti da "autorità competenti" per "la
salvaguardia contro minacce alla sicurezza pubblica e la prevenzione delle
stesse" (art. 2,
c. 2, lett. d).
E' la semplice applicazione del principio che l'interesse di un singolo (la
protezione dei suoi dati) non può prevalere sull'interesse della
collettività (la protezione dalla pandemia – vedi COVID-19: fuorilegge l’app che traccia gli utenti?
di Andrea Monti).
3. Il vero rischio della raccolta occulta dei dati personali
Apple e Google hanno annunciato che la funzione di tracciamento dei contatti via
Bluetooth
sarà incorporata nelle prossime versioni dei sistemi operativi. Ora chi ci
garantisce che la lista dei contatti personali sarà sempre archiviata in locale
e che sarà sempre cifrata, come nel caso di Immuni? Per soggetti come Google,
che esiste e prospera solo grazie alla raccolta, all'elaborazione e al commercio
di dati personali in modi più o meno occulti, la disponibilità di un
elenco dettagliato dei contatti di ciascuno di noi è un formidabile
strumento per rendere i "profili" sempre più dettagliati.
Può bastare. Ma resta un ultimo interrogativo al quale è difficile dare una
risposta. Tutti quelli che si sono scagliati contro una limitata e utile
raccolta di dati da parte di un'autorità pubblica, hanno usato le reti sociali,
cioè il mezzo notoriamente più pericoloso (insieme a Gmail e al telefono
cellulare) per la sorveglianza di massa. Non lo sapevano?
Post scriptum. Avevo scritto «Scaricherò l'app per dovere
civico». Invece non l'ho fatto e non lo farò. Tanto per incominciare il
telefonino che uso abitualmente ha un sistema operativo che non è né Android
né iOS, quindi non può scaricare e far funzionare l'app, e quello di riserva è troppo
vecchio. E poi, dopo avere studiato tutti i possibili risvolti della questione,
mi sono convinto che Immuni è sostanzialmente inutile.
Fine della storia.
Tutti gli articoli su Immuni
COVID-19: fuorilegge l’app che traccia gli utenti?
- Andrea Monti - 22 marzo 2020
COVID-19, il
furbofono può aiutare ad arginare il virus - Manlio Cammarata - 22
marzo 2020
Covid-19, salute pubblica, contact tracing e GDPR
- Manlio Cammarata - 28 marzo 2020
Android
e iOS, quali garanzie per l'anti-Covid-19? - Andrea Gelpi - 14
aprile 2020
Contact
tracing? «Allora lascio a casa il telefonino»
- Manlio Cammarata . 14 aprile 2020
"Immuni" fra tracciamento, diritto d’autore e sicurezza
- Andrea Monti - 21 aprile 2020
"Immuni", la soluzione proposta è a rischio privacy?
- Andrea Gelpi - 21 aprile 2020
I molti dubbi sull'app italiana per il contact tracing
- Manlio Cammarata - 21 aprile 2020
"Immuni",
un aggiornamento sull'aggiornamento - Manlio Cammarata - 21 aprile
2020
Contact tracing e braccialetti, quanta disinformazione! -
Giovanni Falcone - 27 aprile 2020
Ecco come funzionerà il tracciamento Apple-Google
- Andrea Gelpi - 27 aprile 2020
Exposure notification: perché non ci convince? - Manlio Cammarata
- 27 aprile 2020
Il fallimento di Immuni e il vero "rischio privacy"
- Manlio Cammarata - 6 luglio 2020
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